CIAO ROMANO

Il 22 aprile 2023 ci ha lasciato Romano Rossi, storico, presidente dell’Associazione Reduci del Gruppo di Combattimento Friuli, amico e collaboratore de «Lo Specchietto». Romano si è a lungo impegnato per la ricostruzione degli eventi bellici della Seconda Guerra mondiale, organizzando eventi e curando opere importanti come Battaglie sull’Appennino, La battaglia per la “Gotica” e Il Gruppo di Combattimento Friuli. Con Luciano Meir Caro ha anche scritto La Brigata Ebraica, forse il suo lavoro più significativo, come gli altri pubblicato da Bacchilega Editore.
Ci piace ricordare l’ultima occasione in cui lo abbiamo coinvolto nelle attività del nostro giornale, per la presentazione del libro La mia guerra di Lidia Badini, diario di una bolognese sfollata a Casola nel 1944. Romano accolse il nostro invito a intervenire alla serata – era il dicembre del 2021 – con la consueta disponibilità. Le sue parole aggiunsero alla presentazione del libro uno sguardo più ampio, che ricostruiva – con la competenza e l’efficacia che gli erano proprie – il contesto bellico in cui si erano svolti i fatti raccontati da Lidia dal suo osservatorio privato.
Per salutare Romano ci affidiamo alle parole di Matilde Mazzolani, che ringraziamo, sua amica e collaboratrice nel tenere i rapporti con le associazioni di reduci inglesi.
Riposa in pace, Romano.
La redazione de Lo Spekkietto

Caro Romano,

giorni fa mi è stato chiesto di dare un mio contributo scritto per ricordarti, e molto volentieri ho accettato. Le tante emozioni che ho provato durante la tua malattia, in particolare nell’ultimo periodo, nella funesta giornata del 22 e al mattino del 24 aprile, alla camera mortuaria, e in occasione del tuo funerale, mi hanno portata a pensare che avrei potuto scrivere senz’altro su di te.

Adesso, davanti al foglio bianco – o meglio, davanti allo schermo bianco del mio PC – mi rendo conto che non è affatto facile parlare di un caro amico che ci ha dovuto lasciare anzitempo.  In fondo, più che una collaboratrice nel mantenere i contatti con le associazioni dei reduci inglesi, in virtù del fatto che conosco la lingua, io sono stata un’amica, una persona che ti conosceva non per le tue attività pubbliche, ma semplicemente perché mi piaceva stare in compagnia tua, di tua moglie Anna, e degli altri amici che compongono il gruppo degli “Amici di Casola”.

Come spesso succede, la nostra amicizia si è sviluppata nel tempo, divenendo più solida e profonda, seguendo anche l’evoluzione della tua attività, che da semplice interesse e passione per gli eventi storici della Seconda Guerra Mondiale si è trasformata in impegno civile nel ricordare e far ricordare quegli anni decisivi per il destino del nostro paese, unitamente ad una conoscenza di fatti, circostanze, persone che diventava sempre più ampia e approfondita. Caro amico mio, la stima e l’ammirazione per tanto lavoro e tanta passione sono state per me un grande esempio. Quando, alcuni anni fa, mi hai chiesto di aiutarti a tradurre alcuni documenti e a mantenere i contatti con i tuoi amici – perché ormai erano diventati tali – inglesi, per me è stata una doppia soddisfazione: poter mettere a frutto le mie conoscenze linguistiche e riuscire a dare un piccolo contributo al tuo enorme lavoro nella creazione di contatti e nel recupero di memorie che altrimenti sarebbero andate perdute. Ma non solo: mi sembrava ancora più importante il tuo impegno a dare risalto a coloro che, pur avendo avuto parte attiva e fondamentale nella liberazione delle nostre terre in quei mesi decisivi e terribili tra il 1944 e il 1945, venivano citati nei testi in modo asettico e distaccato. Questo mi piaceva di te: la tua capacità di dare voce a chi l’aveva perduta, di rinnovare la forza e l’importanza degli eventi di quegli anni come ancora presenti e vivi nel nostro presente, che ne è figlio. La tua capacità di creare reti di conoscenze, di amicizie, in ricordo di quegli anni certo, ma con gli occhi ben aperti sulle problematiche del presente, era ai miei occhi stupefacente. La conferma si è  avuta nei discorsi pronunciati durante le tue esequie: nel piccolo paese di Casola Valsenio abbiamo visto raccogliersi intorno a te numerosi rappresentanti illustri delle istituzioni civili, militari, religiose ed etniche, che ti hanno onorato con la loro presenza, portatrice di stima, di affetto e di riconoscenza.

Questo è il tuo lascito migliore, Romano: non solo ci hai fatto conoscere gli eventi storici di quegli anni con una precisione e accuratezza encomiabili nei numerosi libri che hai scritto, ma ci hai dato un esempio nobile di impegno civile, di apertura alle migliori manifestazioni dell’animo umano, per valorizzare tutte le persone che agiscono con coscienza in nome di un ideale alto e disinteressato.

Grazie amico mio, il mio rammarico è che tu mi hai dato molto di più di quanto io potrò mai ricambiare. In questi casi si dice che chi non c’è più lascia un grande vuoto, ma io ti dico che sì, è vero, soprattutto per la tua famiglia che amavi tantissimo, ma a ben guardare hai lasciato molto a chi resta. Come è stato detto durante il tuo funerale, il valore di un uomo è testimoniato da ciò che rimane dopo di lui: di te restano le tue opere storiche, i monumenti che hai fatto costruire a ricordo dei protagonisti di quegli anni cruciali per il destino del nostro paese, le innumerevoli partecipazioni a commemorazioni civili e militari, la tua forza e l’ottimismo, la generosità e la positività.

Mi sembra tanto, anzi tantissimo.

Grazie Romano, davvero di cuore.

Matilde Mazzolani