IL CALCIO COME METAFORA DI VITA
Domenica 25 febbraio 2024 sono stato invitato al cinema Senio per rispondere ad un paio di domande inerenti al gioco del calcio, prima della proiezione del film Chi segna vince.
Una delle due domande riguardava l’importanza del calcio nel trasmettere valori positivi a chi lo pratica. A causa del poco tempo a disposizione, al termine della risposta mi è rimasta una sensazione di incompletezza e un po’ di insoddisfazione.
Ho chiesto così alla redazione de «Lo Spekkietto» se fossero d’accordo nell’interrompere la serie di articoli ispirati a mie vecchie foto e approfondire l’argomento del legame “calcio–valori”.
Dove per valori, si intendono quelle qualità e virtù della persona che vanno ad influenzarne i comportamenti.
Se penso all’importanza che il calcio può avere nel trasmettere questi valori mi viene in mente ciò che disse Pep Guardiola (considerato il miglior allenatore del nuovo secolo) nel suo discorso al Parlamento della Catalogna:
«I miei genitori mi hanno educato molto bene, la scuola ovviamente mi ha aiutato, ma quello che mi ha formato di più è la squadra di calcio. Quello che sono ora come persona è grazie al fatto che ho fatto sport. In questo modo ho imparato ciò che significa vincere e quanto sia difficile farlo e che le vittorie vanno vissute con grande moderazione. Mi ha insegnato a perdere e quanto fa male, ma è proprio la sconfitta che ti fa crescere e migliorare. Ho imparato ad accettare quando un allenatore decide che oggi non giochi, perché lui a sua volta ha imparato che mentre il giocatore pensa solo a se stesso, lui deve pensare per tutti. Ho imparato ad accettare che un compagno sia migliore di me e meriti di giocare. Ho imparato che le prediche non servono, che le scuse sono deleterie e che quando le cose non funzionano la responsabilità è soltanto tua. Non si può attribuire al prossimo l’origine dei propri mali. Il mio desiderio è soltanto quello di svolgere il lavoro che tanto amo nel miglior modo possibile, voglio sapermi rialzare quando sono sconfitto, senza scuse e recriminazioni, voglio veramente dare il meglio di me stesso. È il tempo di recuperare valori e in primo luogo il valore di avere dei valori».
Quando ai corsi allenatori che tengo in giro per l’Italia mi capita come corsista un ex calciatore professionista, sapendo che soltanto uno su circa quarantamila di chi pratica calcio arriva a giocare in serie A, non manco di chiedergli quale, secondo lui, sia stata l’area prestativa che più delle altre ha determinato l’arrivo ad un traguardo così difficile. Per aree prestative si intendono le competenze che il giocatore mette in ogni azione che compie durante il gioco. Immancabilmente mi sento rispondere che è stato il carattere (area psicologica) a fare veramente la differenza, non le abilità tattiche, tecniche o fisiche.
Esempi di competenze psicologiche, quelle che normalmente chiamiamo caratteriali, sono la determinazione, il coraggio, la fiducia, la perseveranza, l’autocontrollo, il saper gestire le emozioni, il resistere alla fatica, alle frustrazioni, alle delusioni.
Immaginiamo a quante competenze caratteriali bisogna attingere durante il lungo percorso che porta il bambino, poi ragazzo, ad arrivare ad essere un calciatore professionista, “superando” altri dello stesso o di maggiore talento.
In campo devono avere imparato a rimanere focalizzati nel dare il massimo in ogni momento della partita, senza condizionamenti dal passato o paure per il futuro, senza ascoltare le provocazioni di pubblico o avversari. Devono “ricordare” di avere imparato a giocare per la squadra, a lasciare il potere del proprio tornaconto facendo spazio al sacrificio e all’energia che derivano dal piacere di fare qualcosa insieme.
Fuori dal campo devono avere imparato a vivere in modo diverso rispetto ai loro coetanei, anche perché molti devono lasciare la famiglia molto presto. Devono avere imparato a vincere la frustrazione di dover rinunciare in molti casi a divertirsi, ad uscire con gli amici o con la ragazza. Devono avere imparato a rimanere umili, quando qualcuno gli dice che sono bravi, a non credere che il loro talento sia tutto, a sviluppare invece la convinzione che solo attraverso l’impegno è possibile conseguire importanti traguardi, lavorando sodo e credendo in se stessi con la mente sgombra dagli alibi consapevoli, che sono il principale nemico del miglioramento e del successo.
Queste qualità caratteriali, che sono state la principale risorsa e che hanno permesso a questi calciatori di realizzare i propri sogni, un tempo si pensava fossero qualità esclusivamente genetiche, mentre oggi si sa che l’ambiente e le esperienze hanno molta più importanza nel determinarle e svilupparle.
Avendo capito che nel calcio molti talenti si disperdono per carenze caratteriali e che, essendo il calcio una metafora di vita, per ottenere un risultato davvero importante per quell’altissimo numero di praticanti che non farà il calciatore, l’UEFA sta spingendo perché le varie Federazioni mettano in primo piano la divulgazione del messaggio riferito all’importanza della trasmissione dei valori, considerati i veri artefici nel fare la differenza nello sport e nella vita. Valori che è possibile trasmettere attraverso regole e obiettivi da raggiungere, non cercando di obbligare o predicando, ma guidando a comportamenti positivi, cercando di fare capire dove questi ti possono portare e dove invece ti porterebbero quelli negativi che quasi sempre costano meno fatica, lasciando
sempre a loro la responsabilità della scelta. Per chiudere una tabella con alcune indicazioni sui diversi atteggiamenti, positivi e negativi, che si cerca di rendere parte del bagaglio dei calciatori, da applicare nello sport come in ogni altro campo.
Comportamenti del calciatore
Vincenti
Si prepara al meglio per riuscire
a dare il 100%
Focus esclusivo sulla partita
Se perde analizza i perché,
cerca di imparare dagli errori
pensa a come prepararsi al meglio
per la prossima sfida
Affronta le situazioni difficili,
non molla difronte alle avversità.
Perdenti
Non si impegna per prepararsi
ma spera che vada bene
Abbocca alle provocazioni
dell’avversario e ascolta il
pubblico.
Incolpa gli altri e la mala sorte
non fa niente per migliorare
Di fronte a situazioni difficili molla e
cerca scorciatoie
Maurizio Giordani