IL CARDELLO tra storia e rinascita

Dal primo di aprile 2024 ripartiranno le visite guidate al Cardello che per il nostro paese rappresenta un’eccellenza storica e architettonica. Sulla base di una convenzione fra il comune di Casola e la Fondazione Casa di Oriani che ha sede a Ravenna e che ne è proprietaria, la gestione turistica del Cardello è gestita da IF (Imola Faenza Tourism Company) società di promozione e valorizzazione del turismo dei due comprensori che comprende i 10 comuni del Circondario Imolese e i 6 dell’Unione della Romagna Faentina.

Abbiamo posto qualche domanda al direttore della Fondazione Alessandro Luparini per capire i progetti e la situazione gestionale del patrimonio che si trova nel nostro paese.

Direttore, partiamo dalle criticità seguite agli eventi alluvionali del mese di maggio e che hanno interessato tutto il territorio comunale. Quali sono stati i danni che avete riscontrato sulle vostre proprietà?

Il danno più irreparabile è stato l’interramento del piccolo invaso nel parco che era stato recentemente messo in sicurezza con la posa di una recinzione perimetrale in metallo. Purtroppo il rio di Prata è esondato e con la complicità di alcuni smottamenti sulla scarpata a monte il laghetto si è completamente riempito di terra.

Abbiamo riaperto qualche sentiero, riportato la ghiaia sui vialetti di accesso, asportato un po’ di rami caduti. La  spesa complessiva per questi interventi di urgenza è stata di circa 30.000,00 €.  Il fabbricato del Cardello per fortuna non ha registrato danni mentre il coperto della sala Pifferi, che già versava in non perfette condizioni, avrà bisogno di un intervento. Il comune di Casola, con cui manteniamo un rapporto solido e costruttivo, ha ricevuto un finanziamento dall’assessorato alla Cultura della Regione Emilia Romagna di € 30.000,00 cui si aggiungeranno altri  9.000,00 € di nostre risorse. Un’ altra importante manutenzione straordinaria riguarda il tetto del capannone della Mingotta. Il comune di Casola , che ha in comodato d’uso l’immobile, si è aggiudicato un contributo di 150.000,00 € dal GAL. La Fondazione integrerà il costo dell’intervento con un importo di 15.000,00 €. Totalmente a nostro carico sarà invece l’intervento di consolidamento di una porzione del muro perimetrale sovrastante la provinciale.

Ogni volta che si passava sulla provinciale davanti al Cardello l’occhio cadeva sempre sul cipresso monumentale che ornava il limitare del parco e che campeggia a sinistra dello stemma di Oriani. Ora si è seccato. Cosa è successo?

Sì, purtroppo il cipresso secolare si è seccato. Abbiamo commissionato uno studio  per capire come procedere con questo esemplare arboreo così imponente, ma oramai anche fragile. Lo studio aveva lo scopo di determinare l’eventuale suscettibilità dell’albero nell’ incorrere in cedimenti strutturali, così da poter predisporre un adeguato piano per la sua gestione agronomica. La conclusione dello studio è che grazie a opportuni accorgimenti come la riduzione della chioma, la delimitazione, mediante apposizione di idonea recinzione, dell’area di rispetto della chioma e del fusto , la spoglia del cipresso può essere conservata in loco con lo scopo di svolgere importanti funzioni storiche ed ecologico-ambientali.

In paese si mormora che siate in procinto di alienare il fabbricato del Paradiso. Corrisponde al vero?

Per ora il Consiglio di Amministrazione della Fondazione sta valutando fra le due ipotesi: la vendita o l’affitto. Abbiamo chiesto un preventivo per le opere che si rendono necessarie nel caso l’immobile venga destinato  all’affitto come abitazione civile così da valutare quale fra le due è la strada da seguire, più conveniente sotto il profilo della corretta gestione di bilancio.

Il parco del Cardello è stato oggetto di numerose e frequentate visite guidate in occasione della manifestazione Vivi il Verde svolta annualmente dall’IBC della nostra regione. Per gli imponenti esemplari arborei è un parco unico nel panorama provinciale. Lei pensa che si possano recuperare i sentieri per una fruizione turistica?

Gli eventi atmosferici dello scorso maggio hanno infierito duramente sul parco, in modo tale da rendere molto difficile, se non impossibile, riportarlo allo stato antecedente. Come detto, la Fondazione è intervenuta dove e come ha potuto, nei limiti della fattibilità e delle proprie limitate disponibilità finanziarie. Non sarebbe assolutamente in grado di fare fronte da sola a un intervento di recupero su larga scala, ammesso che sia tecnicamente possibile.

A cura di Roberto Rinaldi Ceroni