LA FEN DE DEATRE

Era ancora viva mia nonna ed il covid bloccava tutto ma se penso alla Partecipanza, ho chiara un’immagine di questo periodo, con mia nonna sdraiata nel letto che ascoltava divertita lezioni a distanza di teatro, fatte tramite internet . Impossibile ma vero: teatro si può fare in dad e questo a riprova del fatto che occorre tornare a fare scelte guardando oltre le difficoltà .
Si provava le sere, assieme a quello che componeva il primo nucleo: Rina Baldassarri, Elisa Linguerri, Enrica Cavallari. Si scrivevano le prima pagine di copioni inventati sulle trame di libri od articoli di giornali e nonostante la distanza imposta, si era vicini col pensiero e l’intelligenza.  Da quegl’incontri ne venne un primo saggio dal titolo “Variazioni su tema dell’Odissea”, rappresentato presso l’agriturismo della Ca’Nova. Nonostante le restrizioni per il distanziamento sociale previste in quel periodo, riuscimmo a riempire il cortiletto a terga dell’agriturismo con 61 persone.
Utilizzo questa immagine dei primordi della compagnia che mi trovo a dirigere, perché riassume il senso del nostro gruppo: in primis rispetto delle regole e dei ruoli, ancora più importante accoglienza ed ospitalità creativa. Non manca certo il senso familiare: ogni spettacolo inventato e rielaborato è sentito quasi una creatura che viene concepita e si embrica (si sviluppa crescendo) attraverso le prove, per poi venire definitivamente alla luce il giorno della rappresentazione. Non si tratta quindi di prendere copioni già scritti, riprodurli o modificarli ma di crearne di nuovi, ispirandosi alle letture in primis ed al vissuto. È proprio questa rielaborazione teatrale della cultura, che rende peculiare il lavoro della Partecipanza. Non è da stupirsi se proprio il giornalista Beppe Sangiorgi ha scritto un libro “il ragazzo dalla camicia bianca”, ispirandosi ad una delle nostre pieces : “l’amore al ponte di Baffadi”. Come altrettanto comprensibile è la nostra collaborazione, ormai annuale, con la biblioteca  G.Pittano,  voluta e caldeggiata dalla bibliotecaria Maria Cantagalli. Certamente il nostro gruppo  convive con le espressioni teatrali precedenti (nota è infatti la tradizione delle commedie dialettali romagnole) e con esse ha pure collaborato arricchendo i contenuti culturali di una vena nostrana. Non sono mancate tuttavia le tante storie di libri e cronaca, che meritano, più che mai, di uscire dagli scaffali delle librerie e giungere a coloro che (aih me) non amano troppo leggere. Quanti racconti rischiano di andare persi solo perché non circolano sui social, sui vari tik-tok o per i tavoli dei bar! Nessun problema … ci sforziamo di portarli noi a loro, intrecciandoli con storie di tutti i giorni spiate andando per strada, meditati nei silenzi di qualche chiesetta solitaria od ispirate dalla presenza piena della Natura che ci circonda.
La Partecipanza si  e’ sviluppata anche come gruppo di aggregazione e riflessione sociale, trabordando dal ruolo di gruppo di intrattenimento. Lo dice non solo il coinvolgimento di casolani nelle rappresentazioni stesse ma anche durante gli allestimenti, persone esterne alla compagnia si rendono disponibili per consigli o prestiti di materiale, se non prestiti di identità.  Nota è la vicenda di Rita di Ciata, nostra tabaccaia che un tre per due compare, simulata, nelle recite. Per non parlare della sfilata di personaggi casolani riesumati dai ricordi passati: la Patanlera, don  Zani’ e la leggendaria Gulmina; oppure inventati ma riecheggianti personalità viventi quali :il Giffo (ispirato a certo Giff) oppure la Redvala (antica guaritrice e strega di Riovalle).
L’elemento proprio della nostra attività attoriale, consta nell’ accogliere (non tanto dissacrare o scardinare) qualche punto di vista della cultura dominante e rovesciarlo, oppure aggiungervi elementi nuovi. A differenza dell’andamento dominante del pensiero attuale, che vuole verità di parte e lo scontro forte ed a volte riottoso delle identità personali e culturali, il nostro far teatro, invece, segue la logica della creatività fortemente ironica ma costruttiva. Non c’è spazio per elementi zizzaniosi ed eccessivamente disturbanti. L’obbiettivo è fare tornare a casa lo spettatore con la mente alleggerita, per fare spazio a qualche riflessione in più. Non dubbi … riflessioni. Riflessioni che aprano e non che insuperbiscano o chiudano finestre, su una prospettiva diversa di vita. Eh già… perché oggi giorno, continuano a resistere riflessioni che chiudono anziché aprire, riflessioni manipolatorie anziché verificabili. A voi il compito di individuarle,  a noi quello di stimolarvi!
L’emergere della Partecipanza non ci sarebbe stato, senza il supporto (a volte roccambolesco) dell’assessore alla cultura Flavio Sartoni. Lui è venuto ad assistere al nostro primo spettacolo e ci ha aiutato, assieme ad Andrea Turrini, sin da quando il nostro gruppo non era ancora niente per il paese e si girava per stabili, con un mixer da 40€ e due casse concesseci da un mio carissimo amico.
A Flavio il mio personale ringraziamento.
Voglio infine ricordare, uno ad uno, ogni elemento della compagnia che si è affacciato od ha interpretato qualche parte nei nostri spettacoli. Prendetevi la pazienza di leggerli uno ad uno: Federico Bianchi detto Biagio, Arianna Suzzi, Tiziana Dalmonte, Roberto Morini, Patrizia Zarabini, Giada Baldassarri, Fabio Tondini detto Tondo (al canto), Silvia Bandini detta Bandella, Silvia Naldoni, Gloria Tabanelli, Paola Pozzi, Cinzia Caruso, Roberto Rinaldi Ceroni, Elisabetta Baldazzi, Barbara Linguerri , Luisa Linguerri, Paola Giacometti,  Dana Ciobanu E Romana Fabbri, Giovanni Tagliaferri, Arianna Poli, Marina Bartoli (quest’ultimi già degli Amici del dialetto). Selena Pederzoli per la sua collaborazione al corpo di ballo. Due mie carissime amiche di Imola, che hanno partecipato anche loro e che con me si son formate al teatro imolese T.I.L.T.  : Sara Giacometti (origini casolane) , Cecilia Medri.
Ricordo con gratitudine Elisa Sangiorgi, Eolo Visani, che più volte mi hanno aiutato nell’elaborazione di fondali ed accorgimenti di scena e musiche; nonché Daniele Faziani per le svariate collaborazioni.
Le associazioni, che ci hanno scelto come sponsor al fine di fare raccolta fondi a scopo benefico: I.O.R.- A.V.I.S.-A.I.D.O.-ONLUS AMICI DEI POMPIERI DI CASOLA-LA GOCCIA (associazione culturale di Palazzuolo sul Senio pro festa della birra)- Gruppo di Valsenio pro Abbazia, Fenice, S.O.S. Donna, Differenzaiamici libertà al plurale.
LA PRO-LOCO, LA CONSORTERIA DEI CERONESI, CINEMA SENIO per il coinvolgimento in attività culturali e l’inserimento nel calendario di sala.
Ultime ma non per questo meno importanti, Enrica Cavallari, Elisa Linguerri,  Rina Baldassarri. Queste ultime, importantissime per l’esistenza del gruppo, poiché mi chiamarono come “insegnante” di teatro. Loro tre, che volevano imparare a recitare, mi dissero, in un modo nuovo. Già… perché di questo posso vantarmi: di essere stato chiamato a guidare un gruppo e non ad essermi imposto, ed io sono ben contento di potermi dire maestrante e non regista o insegnante, di un gruppo di cui sono orgoglioso e pure un poco, sanamente geloso. Speriamo di continuare.
Da tempo a Casola us fa el comegie… anzi E TEATRE.

Marco Mancinella.