Suono buono, piazza tiepida
Nel weekend dell’11 e 12 luglio Piazza Sasdelli si è scaldata grazie all’ultima edizione del “Festival del Suono Buono”. Appena arrivati in piazza la sensazione è che i presupposti per due belle serate di musica ci siano tutti: il palco è grande, l’impianto è all’altezza di festival rinomati, lungo il perimetro tutto è ben curato: spazio ristoro, spazio bar, spazio dj set, spazio bancarelle. Non c’è che dire, l’organizzazione sembra funzionare, l’atmosfera è giusta, cibarie e bevande si fanno apprezzare, tutto è molto contemporaneo, in linea con i nostri tempi in cui il pubblico osserva ogni cosa e non sembrano più bastare un palco di legno, quattro casse e l’armamentario tipico dei concerti. E quindi? e quindi passiamo al resto, che non dovrebbe essere “il resto”, ma il nocciolo della questione. Che cosa? non lo sospettate? Il nocciolo è la musica. Prima serata: Michele Russo, arrivo in tempo per perdermi in chiacchiere, in saluti, nei soliti giretti… il pubblico non lo ascolta e io faccio altrettanto, mi dispiace perchè ci vuole rispetto per chi sale su un palco; comunque non è una novità, sai te quanti cantanti hanno avuto per molti concerti quattro o cinque spettatori. Poi arriva il turno di Michele Amira, il tipo ci prova, ce la mette tutta, a me piace, mi sembra un Frank Ocean in minore, non so, mi lascia quella sensazione. Nonostante la giovane età, lui dimostra una certa dimestichezza con il palco, fa girare bene la band, il pubblico non si scalda però, purtroppo. Il pubblico, ecco, il pubblico è il problema. Manca quella roba lì da concerto, la gente che canta, che alza le braccia, che balla, il pubblico che ti aspetti.
Data la mia età non resto per il dj set di Bicio; il giorno dopo mi dicono che ha funzionato bene e sono contento.
Arriva il sabato e la serata principale si articola in questo modo: CousCous a colazione bravi sebbene fungano da sottofondo ai miei falafel serviti per cena… meriterebbero di più, ma io stesso in quel momento sono intento a riempire la pancia. Si passa poi a Giargo & Baia Zaiana, non è il mio genere, ma sono bravi, sono più da spiaggia che da collina, ma stanno bene al tramonto, una leggerezza gradevole mentre sorseggi una bevanda. Pure loro meriterebbero di più, a me il cantante ricorda Serge Gainsbourg, certamente meno tormentato, ma quella sensazione non mi si scrolla di dosso. Lui sembra un vero animale da palcoscenico, mi muove, si atteggia, canta bene. Chiudono la serata i Voina; mi fa un gran piacere ascoltarli dal vivo, li avevo intercettati su youtube in tempi di pandemia, mi avevano colpito e ho seguito le nuove pubblicazioni. Mi sembra il gruppo adatto al contesto, un gruppo di provincia, sono di Lanciano in Abruzzo, che sbarca nella provincia appenninica romagnola. Percepisco una sintonia. Si presentano con la stessa grinta che avrebbero di fronte a diecimila persona, sotto il palco siamo una manciata; qualcuno canta, qualcuno sorseggia una birra, qualcuno accenna balli e mosse da concerto rock, ma è un pubblico esiguo, i più rimangono al margine della piazza poco coinvolti dal suono della band e dalle parole del cantante. Mi piacciono, ma ritorno al pensiero della sera precedente. Serve un pubblico.
La sfida per le prossime edizioni è tutta qui, fare in modo che la gente si sposti per salire a Casola, per vedere quanto può essere ancora più bello questo festival se la piazza si riempie di persone pronte ad ascoltare i suoni che provengono dal palco; non che io abbia grandi proposte da fare, forse provare con generi musicali più affini ai giovani, sì, forse tentare proprio la strada di avvicinare ragazzi e ragazzini al festival con nomi conosciuti, magari di rapper e trapper della zona o di respiro più ampio, potrebbe essere una soluzione o una strada da percorrere. Non sarebbe male una serata con la piazza piena di giovani e giovanissimi magari accorsi dai paesi e dalle cittadine vicine, pronti a ballare, a scaldarsi con le rime crude di quella musica che noi adulti a volte fatichiamo a capire. Forse sarebbe una strada mescolare nelle due serate generazioni così distanti..
In attesa di ritrovarci il prossimo anno in Piazza Sasdelli non mi resta che fare i miei complimenti a tutti quelli della Lega del Suono Buono che ce la mettono tutta in questo piccolo grande festival che è ancora un bambino in fasce pronto a diventare più grande. Si vede la voglia di fare le cose per bene, si percepisce un’energia positiva. Perseverare è la parola chiave. Grazie.
Alla prossima edizione.
Riccardo Albonetti
