Una serata di ascolto, dati e passione civile ai Vecchi Magazzini – ABITARE I TERRITORI FRAGILI
“Non vogliamo compassione, vogliamo rispetto, ascolto e pari dignità.”
Con queste parole il sindaco Maurizio Nati ha aperto l’incontro “Abitare i Territori Fragili”, svoltosi venerdì 10 ottobre 2025 ai Vecchi Magazzini. L’evento, organizzato dalla redazione de Lo Spekkietto con la Pro Loco e il patrocinio del 1Comune, ha richiamato numerosi cittadini per discutere del declino demografico, della carenza di servizi e del futuro delle aree appenniniche.
Il quadro del sindaco: dati, fragilità e speranza
Nati ha tracciato un ritratto realistico della situazione casolana: strade vecchie e difficili, collegamenti scarsi, sanità territoriale ridotta, case protette insufficienti. “Abbiamo 24 posti, ma servirebbe arrivare almeno a 32”, ha detto, spiegando i limiti di un sistema che fatica a tenere il passo con l’invecchiamento della popolazione.
Ha ricordato i numeri: negli ultimi anni il saldo tra nati e morti è costantemente negativo; ogni anno il paese perde tra le 15 e 20 persone. “La scuola è il primo presidio della comunità – ha ribadito – dove chiude una scuola muore un paese.”
Nonostante le difficoltà, Nati ha voluto lanciare un messaggio di fiducia: “Non ci arrendiamo. Finché ci sarà anche solo una famiglia o un bambino che crede in questo paese, continueremo a lavorare con tutte le nostre forze. Viva la montagna che resiste.”
La fotografia di Roberto Rinaldi Ceroni
Il direttore de Lo Spekkietto Roberto Rinaldi Ceroni ha aggiornato i dati: al 30 settembre 2025 Casola conta 2.478 abitanti. “Siamo scesi sotto i 2.500 per la prima volta,” ha osservato. “Uno su tre ha più di 65 anni. Le campagne si svuotano, ma non la voglia di capire cosa fare.”
Un quadro numerico che ha introdotto la parte più analitica della serata.
I dati e le analisi del gruppo di studio
Un gruppo di giovani professionisti provenienti da enti e università bolognesi ha presentato il frutto del proprio lavoro sullo spopolamento dell’Appennino.
Stefano Olivucci ha illustrato i principali indicatori di “fragilità demografica” e di “attrattività territoriale”, sottolineando come Casola presenti criticità ma anche valori elevati di capitale umano e sociale.
Marco Farina ha analizzato i finanziamenti pubblici 2014-2020 e PNRR, mostrando che solo il 10 % delle risorse è effettivamente destinato alla montagna e che i comuni con strutture scolastiche e culturali più forti riescono ad attrarre più fondi.
Michele Zaccanti ha raccontato un esperimento con l’intelligenza artificiale per cercare correlazioni tra fragilità e finanziamenti: “Chi ottiene più fondi perde meno popolazione, ma il dato non basta: servono visione e coordinamento”.
Mirella Orlandi ha riportato i risultati di questionari diffusi con il supporto di ANCI Emilia-Romagna: cittadini e amministratori indicano come cause principali dello spopolamento la mancanza di lavoro e di servizi, chiedendo più coinvolgimento nei processi decisionali.
Infine Daldi Torselli ha raccolto testimonianze dirette a Casola, Zocca e Càggio Montano: “In montagna ci si sente isolati, ma il valore della comunità è ancora fortissimo. Dobbiamo trasformare questo in forza e attrattività.”
La memoria e la scuola: l’intervento di Linda Drei
Tra gli interventi più emozionanti, quello di Linda Drei, che ha presentato la sua tesi sulle scuole rurali casolane. Attraverso fotografie d’archivio e testimonianze di maestre, ha raccontato come fino agli anni ’80 il territorio ospitasse oltre 20 piccole scuole. “Sono state loro il primo antidoto allo spopolamento,” ha detto. “La scuola è il cuore del territorio, il luogo dove nasce la comunità.”
“Perché restare”: la riflessione di Riccardo Albonetti
Il professore Riccardo Albonetti ha portato una riflessione appassionata sul valore del restare: “Non basta difendere i servizi. Bisogna creare motivazioni. I giovani restano se sentono che qui contano, che possono partecipare, incidere, sognare.”
Ha invitato a guardare al futuro “senza nostalgia ma con responsabilità”, perché “restare è una scelta politica e d’amore”.
I legami che fanno bene: la voce del volontariato
Il portavoce della Consulta nazionale del volontariato Franco Bagnarol ha introdotto il tema dei paesi condivisi: “Le comunità sopravvivono se i cittadini partecipano alle decisioni. La coprogettazione e la sussidiarietà non sono parole: sono la base di una nuova cittadinanza attiva.”
Ha ricordato il valore del volontariato come rete di prossimità, capace di rigenerare relazioni: “Il futuro dei paesi piccoli passa dalle relazioni vere, non dalle statistiche.”
Le conclusioni di Davide Baruffi: “Casola non è un’area interna, ma è dentro una comunità viva”
L’assessore regionale alla Montagna Davide Baruffi ha concluso la serata offrendo un quadro preciso delle politiche regionali e nazionali sulle aree fragili.
Ha esordito ricordando che Casola Valsenio non è compresa tra le “aree interne” individuate dalla Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), uno strumento che definisce i territori in base alla distanza dai principali servizi essenziali (scuola, sanità, mobilità). Questa esclusione, ha spiegato, non deriva da una valutazione qualitativa, ma da criteri tecnici basati sui tempi di accesso ai servizi e sulla densità abitativa.
“Casola è rimasta ai margini della mappa nazionale non perché non viva condizioni di fragilità, ma perché si trova dentro un sistema territoriale che mantiene ancora collegamenti e servizi essenziali. Tuttavia, questo non significa che non abbia diritto a politiche specifiche.”
Baruffi ha sottolineato che la Regione Emilia-Romagna sta lavorando per superare la rigidità di quella classificazione, introducendo nuovi parametri che tengano conto delle caratteristiche reali dei territori appenninici e delle comunità che li abitano.
“Non possiamo dividere la montagna in ‘interna’ e ‘non interna’. Dobbiamo partire dalle persone e dalle comunità. Casola, pur non essendo formalmente un’area interna, è pienamente dentro una comunità montana viva, attiva, solidale, che rappresenta un modello per molti altri territori.”
L’assessore ha poi affrontato il nodo delle politiche pubbliche:
serve una fiscalità differenziata per chi vive o lavora in montagna;
occorre garantire servizi di prossimità, in particolare per scuola e sanità;
bisogna sostenere progetti di comunità, nati dal basso, come quelli del volontariato locale e della cooperazione sociale.
“La Regione – ha aggiunto – deve diventare un alleato delle comunità. Non bastano contributi episodici: serve una visione di lungo periodo che premi chi sceglie di restare. Conviene anche alla pianura che la montagna stia bene, perché tiene in equilibrio l’intero territorio regionale.”
Le sue parole hanno raccolto un lungo applauso, non solo per l’analisi lucida ma per il tono di rispetto verso la comunità casolana, riconosciuta come esempio di coesione e partecipazione.
“Casola non è una zona da assistere – ha concluso – è un luogo che può insegnare a tutti come si costruisce una comunità che non si arrende.”
Un impegno che continua
La redazione de Lo Spekkietto ha ringraziato il pubblico, la Pro Loco, la Lega del Suono Buono e tutti i volontari che hanno reso possibile l’evento, auspicando che la serata sia “solo il primo passo di un percorso collettivo di riflessione e proposta”.
Perché il futuro dei territori fragili non si abita da soli: si costruisce insieme. Prossimo passo?
