Intervistiamo Marta Cantagalli, giovane sommelier casolana facente parte della delegazione AIS di Faenza (Associazione Italiana Sommelier) per farci raccontare le esperienze e le emozioni del suo lavoro e scoprire qualcosa in più sulle ricchezze della nostra terra.

PARLACI DI COME TUTTO HA AVUTO INIZIO, COME TI SEI AVVICINATA AL MONDO DEL VINO? C’È STATO UN MOMENTO PRECISO IN CUI LA PASSIONE SI È TRASFORMATA IN VOLONTÀ DI ESSERE TRASFORMATA IN MESTIERE?

Il mio avvicinamento al mondo del vino è stato atipico. Spesso capita che chi decida di intraprendere questo tipo di percorso provenga da una famiglia con una realtà vitivinicola alle spalle, abbia una qualche connessione con il mondo agricolo o una già assodata passione per il vino.

Io non avevo niente di tutto ciò, stavo quasi per finire il Liceo e gli stessi studi di attinenze con il vino ne avevano ben poche (ho un diploma socio-psico-pedagogico).

Ricordo bene il momento della “folgorazione”: era il 2011, stavo partecipando ad uno dei tanti Open Day organizzati dalle Università di Bologna e mi incantai davanti al programma di un corso di Laurea che non avevo mai sentito nominare: “Viticoltura ed Enologia”.

Durante la triennale ho poi preso parte ai corsi di I, II e III livello promossi dall’AIS (Associazione Italiana Sommelier), ed è stato proprio in quegli anni che ho deciso che avrei cercato un lavoro che mi potesse dare la possibilità di mettere in pratica quello che avevo studiato.

IN CHE COSA CONSISTE IN SOLDONI L’ATTIVITÀ DI UN SOMMELIER?

Il sommelier è una figura che non si limita, come spesso si è portati a pensare (complici anche tante gag televisive), al solo assaggio e degustazione di un vino snocciolando termini mirabolanti ai limiti dell’immaginazione.

È una persona che il vino lo racconta, lo comunica.

Come un bravo narratore, il sommelier ti prende per mano e ti conduce all’interno di un bellissimo viaggio in cui si parla di vigne, di fattori climatici, di profumi inebrianti e delle storie delle famiglie che quel vino lo hanno prodotto.

QUAL È L’ASPETTO CHE AMI DI PIÙ DEL TUO LAVORO?

Da alcuni anni lavoro in all’interno di un’Enoteca a Lugo di Romagna.

Un’enoteca è un luogo che, come dico spesso, rappresenta il “Paese dei Balocchi” per chiunque abbia un interesse verso il vino.

La mia situazione ideale, quella che in assoluto mi diverte e stimola di più, è trovarmi di fronte ad un cliente che mi dà qualche indicazione sul gusto che vorrebbe ritrovare nel suo vino oppure che mi indirizza su una zona di produzione specifica e lì inizio a guidarlo verso quelle che potrebbero essere le “papabili” bottiglie da acquistare e portarsi a casa.

Mi rendo conto di divertirmi davvero tanto in quei momenti perché ho modo di esprimermi al massimo!

CHE COSA TI ASPETTI DA UN VINO AL PRIMO ASSAGGIO?

Quando assaggio per la prima volta un vino che non conosco mi aspetto (o meglio, mi auguro!) che mi faccia emozionare. Capita spesso che mi venga chiesto quale sia il mio vino preferito... in realtà non ci sono vini preferiti per me, ma ricordo benissimo tutti i vini che mi hanno dato delle emozioni.

È tutta una questione di sensazioni, quel mix di gusti e profumi che va a toccare delle corde particolari e ti fa aprire i cosiddetti “cassetti della memoria”. Quelli sono i vini che mi rimarranno impressi per sempre.

 

 

 

VIVIAMO IN UNA ZONA IN CUI LA PRODUZIONE DI VINO È PIUTTOSTO SVILUPPATA, COSA NE PENSI DEI NOSTRI VINI LOCALI? QUALI SONO QUELLI CHE PREFERISCI?

Che bella questa domanda! Ho la grande fortuna, facendo parte della Delegazione AIS di Faenza (assieme ad altri due casolani, il delegato Mirko Morini e l'addetto stampa Riccardo Isola), di andare spesso in visita presso cantine della zona in cui abbiamo la possibilità di degustare i vini e al contempo ascoltare il racconto direttamente dal produttore.

Penso che la Romagna sia disseminata di tante realtà in cui lo spirito creativo, l’estro e la passione sono fortemente palpabili, trasudano da ogni racconto e si riversano nel vino che viene prodotto.

La Romagna è una terra meravigliosa ricca di vitigni autoctoni.

Se devo scegliere un bianco vado dritta sull’Albana. Decisa, poliedrica e mai banale. Davvero la Romagna racchiusa in un grappolo!

Tra i rossi senza dubbio prediligo il Centesimino, tipico delle colline faentine, che con le sue note di spezie e frutti rossi mi fa sempre impazzire!

PIZZA TASSATIVAMENTE CON BIRRA E ASSOLUTAMENTE NO CON VINO. VERITÀ O MITO DA SFATARE?

E sfatiamolo questo mito! Anzi, devo dire che quello tra pizza e vino è un matrimonio collaudato già da diversi anni.

Dove c’è cibo, c’è sempre un potenziale abbinamento al vino!

Pensando all'estate e alla nostra riviera giochiamo ad immaginarci davanti ad una pizza stracchino e rucola.

Proviamo allora ad abbinarci un buon calice di Rebola: elegante, delicata e con quella sapidità che richiama il territorio da cui proviene (Rebola è il nome con cui nel riminese chiamano il Pignoletto)...provate e sentirete che goduria!

Quando un casolano realizza in qualche modo il proprio sogno dedicandosi a ciò che più ama per noi de Lo Spekkietto è sempre un grande orgoglio! Perciò ringraziamo Marta per la disponibilità e per averci dato qualche piccola nozione su questo mondo particolare ed emozionante a molti ancora sconosciuto.

In bocca al lupo per tutto!

Cin Cin!

 

Intervista a cura di Sara Acerbi

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