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Già alcuni numeri fa mi ero occupato della street art a Casola e avevo cercato di analizzare nello specifico il murales del cortile delle case popolari. Nel mentre anche le Poste avevano abbellito la sede che le ospita con dei simpatici e allegri disegni. Questa volta le mie considerazioni di ordine generali ve le risparmio (le potete comunque recuperare in quel vecchio numero del giornale) e mi esprimo direttamente secondo il mio punto di vista totalmente soggettivo: il murales di via Roma non è niente male. Sarà forse perché funge anche da vera e propria porta d’ingresso del centro abitato, sarà perché ti si presenta in maniera così imponente che non puoi fare a meno di darci almeno un’occhiata, sarà perché riconosco qualcosa di casolano. Quindi per queste tre motivazioni il lavoro mi piace: funge da “benvenuti a Casola” perché ha messo una pezza al senso di spaesamento sorto dopo la desertificazione del viale del cimitero; l’abbattimento dei pini avrà anche lasciato spazio ad una porzione più ampia di cielo, ma certamente non ha accresciuto il senso di accoglienza a chi fa ingresso in paese da nord. Se Casola è il Paese dei Frutti Dimenticati, delle orbe officinali, della lavorazione del gesso, della speleologia, adesso è anche Paese dei Carri (proporrei semplicemente CARRI, poi il resto della dicitura “di pensiero e di….  “ce lo mettiamo a voce). Il lavoro dell’artista Alessandra Carloni occupa una metratura notevole e se proprio non hai svoltato trecento metri prima per andare alla Storta, ci sbatti lo sguardo contro. Oltretutto nella geografia carresca (termine inesistente nella lingua italiana, ma in quella casolana ben presente) siamo nei pressi della strettoia di Bruscò che rappresenta un punto nevralgico, qualcosa che sta nelle enciclopedie dei luoghi fantastici; luogo di motoseghe, di misurazioni, di manovre incredibili di trattoristi provetti, luogo di imprecazioni e sussulti di gioia. Il terzo motivo per cui il murales mi è piaciuto l’ho semplificato nella frase “ha qualcosa di casolano” e qui il punto si fa veramente spinoso. Già definire qualcosa come casolano è una sorta di impresa titanica, una categoria sfuggente e impalpabile, una categoria forse dello spirito, chissà. Semplicemente intendo dire che a guardarlo bene, il murales contiene degli elementi che appartengono intrinsecamente al modo di pensare e di realizzare i carri. Per dimostrare questo cercherò di fare un’analisi dell’opera e mi calerò nelle parti di un critico d’arte, che ovviamente non sono.

Partiamo dal basso. Per prima cosa troviamo il carro nella forma che i costruttori conoscono bene, l’equivalente della tela bianca per un pittore. È da lì che si parte, da aspetti puramente concreti ed ingegneristici (misure, pesi, bilanciamenti). È la base concreta da cui prendono slancio i sogni. Questo aspetto è evidente dal fatto che il carro non è appoggiato sulla strada, sull’asfalto, ma su leggere nuvole color violetto (uno dei toni principali di tutta l’opera). Con i piedi ben saldi sulle nuvole si trovano due personaggi raffigurati con i tratti che caratterizzano tutte le figure umane del lavoro dell’artista Alessandra Carloni. È una sorta di marchio di fabbrica, un elemento proprio della sua cifra stilistica. Il personaggio sulla sinistra lavora di sega, simbolo della fatica e della cura del dettaglio, quello di destra tiene tra le mani una corda. Per ancorare il carro alle nuvole?

Con i piedi appoggiati sul carro troviamo la figura principale, la Primavera. L’opera è per l'appunto intitolata “Allegoria della Primavera”. Come da tradizione si tratta di una giovane donna perché la stagione primaverile porta con sé tutta una simbologia legata alla rinascita. Pensate alla Primavera più famosa al mondo, quella di Botticelli. Nella nostra Primavera il vestito è lento, in testa porta una corona di fiori, però non ha nessuna grazia rinascimentale, non ci sono rimandi alla classicità, il viso non ha espressione, il corpo è quello di un burattino con le giunture ben visibili. La posizione forse non è delle più azzeccate perché non si intuisce con la dovuta immediatezza che cosa stia facendo. Sorregge Casola? La spinge indietro? A mio modestissimo parere è il punto debole dell’opera.

Continuando a salire troviamo diversi elementi urbanistici identificativi di Casola (torre dell’orologio, chiesa di sopra, ecc...) a cui l’artista ha aggiunto altri elementi desunti da carri allegorici delle ultime edizioni: riconosco i mulini a vento di un carro Nuova Società Peschiera e una cima di un carro Extra.

 

 

Sicuramente altri elementi si possono dedurre da un’analisi ancora più attenta, ma spero che questa bozza di analisi sia più che sufficiente per convincervi che si tratta di un murales di pregio.

Come spesso accade, le opere d’arte pubbliche sono oggetto di critiche così come lo sono di apprezzamenti e di plausi. Quando il committente è pubblico è anche giusto conoscere come sono andate le cose e a tal proposito ho deciso di rivolgere qualche domanda a Luisella Magrigrana, una delle figure di riferimento della neonata associazione ASP Carri.

Come è nata l’idea di un murales su quella parete di quel palazzo in via Roma?

L'idea del murales è nata all'interno dell'associazione Carri dopo una riflessione condivisa da tutti sull'importanza che in paese ci fosse un "qualcosa" che parlasse della nostra importante tradizione. Un "qualcosa" che fosse facilmente fruibile ,che al visitatore di passaggio portasse alla mente subito i carri di Casola. Un murales ci è sembrata la soluzione ideale.

Quali idee avete vagliato? O meglio, puoi spiegare ai nostri lettori come è avvenuta la scelta della proposta artistica che poi è stata realizzata?

Individuato lo spazio ritenuto idoneo, il Sindaco ha contattato l'ACER che gestisce le case popolari e finanzia la ristrutturazione e l'abbellimento delle case. È stato l'Acer che ha poi scelto attraverso un bando l'artista che doveva effettuare l'opera. Noi siamo stati comunque contattati e abbiamo in qualche modo interagito con l'artista e scelto tra diverse rappresentazioni.

Come è stato possibile per l’artista riuscire a “comprendere” il mondo che poi sarebbe andato a raffigurare, seppur allegoriamente?

Per permettere alla pittrice di conoscere i carri, abbiamo inviato i due volumi di Carri allegorici di Casola Valsenio e in più Cristiano Cavina,che fa parte tra l'altro dell'Associazione, ha avuto un incontro con l'artista dove ha potuto raccontare in maniera più completa il mondo dei carri

Come reputi il risultato finale?

A noi il murales è piaciuto molto ,la sua realizzazione ci è parsa di notevole impatto ,ottimo sia sul piano tecnico che su quello emotivo.

Grazie.

Riccardo Albonetti

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