Quest’estate  è uscito il libro di racconti (e personaggi )  di Sonia Galliani .

Il libro “ Come le volpi”, edito da “ Tempo al  libro” raccoglie dieci  storie accadute a Casola e dintorni che hanno come protagonisti donne e uomini di diverse età e condizioni, collocate tutte in un passato che noi abbiamo appena sfiorato, ma che è stato il mondo dei nostri genitori e dei nostri nonni, in questo angolo di Romagna . Oggi  possiamo solo intuire, passeggiando lungo i  sentieri e le sterrate, guardando i ruderi delle case che sorgevano in luoghi impossibili, o imbattendosi in  chiese,  anche grandi, in zone dove ora sono solo boschi( chissà da dove giungevano le anime da salvare!?), che lì, su quelle colline, vivevano tante famiglie e tante persone  che si spostavano solamente a piedi, non conoscevano l’automobile, venivano in paese due volte all’anno, frequentavano al massimo tre anni di scuola, producevano quasi tutto ciò di cui avevano bisogno, avevano una conoscenza della terra e della vita che risaliva alle generazioni precedenti, quasi senza mutamenti, da secoli. Leggendo il libro ci si trova immersi in quel mondo “lontano” più dell’effettivo tempo che ce ne separa, quegli odori, quelle abitudini, quel dialetto, quella antica saggezza, quei radicati pregiudizi, quelle incertezze nel trovarsi  in situazioni storiche drammatiche senza conoscere quasi nulla  del mondo di fuori, riemergono dal passato con vivacità e forza e anche con un sorriso.  E pure i  personaggi emergono dal passato tracciati con forza ed energia dall’autrice , quasi mai vittime passive, ma sempre attaccate alla vita e pronte a lottare , oltre le difficoltà, i limiti, le paure.                                                         

Il libro è stato preceduto, come sappiamo, nella storia  e nelle precedenti esperienze dell’autrice, dai “racconti dimenticati” a cui Sonia  è appassionata da quando questa rassegna esiste.

Per la rassegna, chiamata “ La festa dei racconti dimenticati” o “ La notte delle favole”, Sonia ha raccolto , negli anni, una grande quantità di storie e testimonianze, che ha  raccontato con passione e precisione nei cortili  e, leggendo le storie scelte per il libro, sembra di sentire uscire dalle pagine l’ energia e la  meticolosità della sua voce. Energia che serve sia a catturare l’ascoltatore , sia, in questo caso, a catturare il lettore.

 Oltre alle vicende di  quel mondo lontano , sono esaltati i sentimenti della vita , così simili a quelli che viviamo noi: l’amore in primo luogo, la tristezza, la speranza, ma soprattutto una forte voglia di vivere… di vivere…. anche in situazioni difficili!

Prima di rivolgere qualche domanda a Sonia voglio ancora aggiungere che le storie sono state raccolte da Sonia dalla viva voce dei protagonisti o da chi li ha conosciuti e ne ha tramandato oralmente le vicissitudini. Quindi “ testimonianze” che hanno come comune denominatore la fatica della vita in questi luoghi ( che sono poi anche i luoghi della vita universali ): fatica nell’amore per essere accettato, fatica nella guerra, fatica nella povertà, fatica nelle scelte nei periodi bui e difficili della storia, fatica nella morte, la “ fatica” come ci ricorda Donato, il protagonista dell’ultimo e più lungo dei racconti.

Sonia tu sai che sono stati pubblicati molti libri che raccontano del passato  nel nostro angolo di Romagna, cosa ha trovato di nuovo l’editore nel tuo libro che lo ha spinto a pubblicarlo con entusiasmo?

Quando l’editore ha letto la prima stesura dei racconti, che all’inizio erano sei, poi sono diventati dieci, mi ha detto che è stato colpito dalla forza con cui sono stati scritti, per cui gli sono apparsi subito particolarmente “veri”.

Come è nata l’  idea di scrivere un libro?

Io avevo raccolto delle testimonianze dai miei familiari o da conoscenti e le avevo utilizzate per la rassegna dei “ Racconti dimenticati” che si tiene a Casola Valsenio in agosto da ben dieci anni. Nel corso di questa rassegna alcuni casolani si sono cimentati nel raccontare vecchie storie ad un pubblico di bambini ed adulti nei cortili del centro storico di Casola. Oltre ai casolani, nei cortili, hanno narrato storie anche alcuni dei più importanti narratori italiani e non solo italiani. Mi sono  appassionata subito a raccogliere le storie e narrarle, cercando di catturare l’attenzione dei miei piccoli ascoltatori. Il fatto di scriverle è stato un ulteriore lavoro per fare conoscere e non fare cadere nell’oblio tante storie di vita, che mi sono da sempre sembrate degne di essere ricordate.

Sonia ti piace di più scrivere o raccontare? Sono simili le due cose nella tua esperienza?

Per me c’è il momento di raccontare e c’è il momento di scrivere. Però scrivere è un’esigenza di cui ormai non posso fare a meno. Mi piace moltissimo riflettere per comunicare le storie in una modalità espressiva differente . Mi piace  rielaborare le storie che ho conosciuto per renderle  vive, toccanti, indimenticabili.

Tu  hai cercato di raccontare le storie  nel modo più realistico o hai trovato il modo di adattarla alla tua sensibilità?

Le ho rivissute con la mia sensibilità e mi sono accorta spesso che il racconto specifico, locale, aveva comunque una valenza universale, che riguardava anche me , di un’altra generazione ..

Ora che il libro è andato via hai già l’idea di una nuova fatica che ti coinvolgerà?

Molti che hanno letto il mio libro mi hanno chiesto: “ E quando uscirà il secondo? Uscirà presto?”

Per ora però non ci penso. Ho ricominciato a raccogliere del materiale , però per ora “raccolgo” solo, forse presto incomincerò a riscrivere questo materiale, a ripensarlo e reinterpretarlo , poi si vedrà.

Tu sei nata e cresciuta in campagna… e dal libro si capisce la vivacità e l’orgoglio delle tue radici…. hai raccontato la storia degli altri, ma anche un po’ la tua con questo libro?

Per forza è anche la mia storia. Trascrivere e riflettere su queste storie mi ha permesso di affondare ulteriormente le mie radici in questa terra.

Nella mia giovinezza mi sono sentita a volte un po’ “ provinciale” per il fatto di essere nata e vissuta in campagna ( mi chiamavano Heidi!), ma ho avuto, poi, come l’intuizione che questa era la mia ricchezza, una mia risorsa e non un mio limite.

Battute in dialetto, detti vecchi, perle di saggezza contadina sono sedimentate in me quasi a mia insaputa e al momento opportuno, mentre racconto o scrivo, riemergono ad effetto!

A cura di Paola Giacometti

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