VALZER RAGAZZI! Il grido d’attacco di Giuseppe Cenni il  “Franceso Baracca” Casolano

C’è una via che bordeggia la parte alta del paese, sopra la zona del parco Pertini, è intestata a Giuseppe Cenni, un pluridecorato e coraggioso pilota della Aeronautica Militare Italiana, di origini casolane, caduto in combattimento durante l’ultimo conflitto mondiale nel cielo della Sila calabrese.

Non so quanti Casolani sappiano chi sia esattamente Giuseppe Cenni; forse per sentito dire ma non credo siano molti quelli che conoscono le sue imprese. Recentemente a questo nostro illustre concittadino - le cui gesta (al di là ovviamente dei diversi periodi e contesti militari e politici)  sono degne di competere per temerarietà ed ardimento con quelle del ben più famoso e noto aviatore lughese Francesco Baracca - è stato dedicato, in occasione del 70° anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 4 Settembre 1943 un interessante articolo  rievocativo a firma di Carlo Migliavacca sul mensile “Aeronautica”, edito dall’Associazione Arma Aeronautica.

 

Mi è parso interessante ed in qualche modo doveroso  estrarne un sunto (integrandolo  con altre notizie desunte in loco)per  i nostri lettori e per i Casolani in generale, perché la storia di Cenni  è avvincente:  fu un temerario  e veramente ”tosto”guerriero dei cieli (che accumulò ben 700 ore di voli di guerra su un totale di 1460, partecipò a 200 azioni belliche e venne decorato con sei medaglie d’argento ed una d’oro)  tanto che a lui fu intitolato il 5° Stormo dell’Aeronautica Militare,  ed ancor oggi il segnale radio d’attacco che egli era solito dare ai suoi ragazzi: “Valzer ragazzi”, è diventato il motto dell’attuale 102° Gruppo, in forza al 6° Stormo di Ghedi ed è scritto sulle derive dei caccia Tornado IDS  in dotazione a questa formazione.

La figura del maggiore Giuseppe Cenni è ricordata anche con un certo risalto nell’ambito dell’aeroporto militare di Cervia-Pisignano.

Vediamo dunque chi era questo ardimentoso pilota.

Giuseppe Cenni nacque a Casola Valsenio il 27 Febbraio 1915, da Cenni Giovanni e Bandini Giuseppina.  Oltre a lui i suoi genitori ebbero anche una figlia: Adele , che ancora molti casolani, meno giovani, ricorderanno e che  era la moglie di Francesco Bambi (Frascò) commerciante di bestiame e coadiuvante del fratello Giuseppe  (Peppino) nella gestione della macelleria di “Magnozz” .

Giovanni Cenni, padre del futuro ed eroico aviatore, era una persona, diciamo “inquieta” , e ad un certo punto della sua vita si separò dalla moglie e si  trasferì a Parma, dove già abitava una sua sorella, ed in quella città si formò una nuova  famiglia ed ebbe nuovi figli.

In seguito a queste vicende finì che anche il giovanissimo Giuseppe si trasferì a Parma, mentre la sorella Ebe rimase a Casola.

A Parma il giovane Giuseppe frequentò l’accademia di Belle Arti ma ben presto, grazie all’incontro con Adriano Mantelli, un pioniere del volo a vela, cominciò ad appassionarsi di aeronautica.

Seguendo questo suo sempre più forte interesse ,  favorito da una speciale  attitudine, nel 1935 si arruolò nella Regia Aeronautica e conseguì il brevetto di pilota.

Allo scoppio della guerra di Spagna partecipò con gli altri contingenti italiani a quel conflitto, mettendosi in luce per capacità ed ardimento abbattendo ben sette aeroplani avversari, guadagnando così la sua prima medaglia d’argento. In seguito però fu a sua volta abbattuto e catturato. Venne  liberato, in seguito ad uno scambio di prigionieri, solo dopo sei mesi di una durissima prigionia che mise a dura prova il suo pur  forte carattere.

Al suo ritorno in Italia continuò la carriera militare come istruttore di volo.  Intanto però sui cieli d’Europa stava addensandosi la bufera della seconda guerra mondiale.

Giuseppe Cenni, all’entrata  in guerra dell’Italia, si trovava dislocato temporaneamente in Romania come istruttore pilota; chiese di rientrare in patria ed ottenne di  far parte di uno stormo di bombardieri a tuffo in fase di nuova costituzione e dotato dei famosi velivoli Stuka concessi dai tedeschi.

Per l’addestramento al volo sui nuovi apparecchi di difficile pilotaggio, come lo Junker Ju.87 Stuka,  si trasferì con altri piloti presso la scuola tedesca a Graz in Austria.

I nostri piloti a Graz furono ricevuti con un po’ di diffidenza e sorrisetti ironici dai colleghi tedeschi che pensavano di divertirsi alle loro spalle, facendosi beffe della loro presunta inesperienza. Ma i presuntuosi teutonici non avevano fatto i conti con la bravura e le innate doti di pilota del nostro Giuseppe Cenni a cui bastava pochissimo per capire le caratteristiche di un aeroplano e pilotarlo di conseguenza.

Il primo giorno di addestramento Cenni salì su quel bestione, così diverso dagli agili caccia italiani a cui lui era abituato e, dopo aver ascoltato attentamente i consigli e le indicazioni del suo istruttore, partì per un facile volo di prova nel cielo dell’aeroporto, necessario per prendere confidenza con il velivolo. Atterrò  ma, appena toccata la pista, ridiede tutto motore e decollò di nuovo esibendosi in un susseguirsi straordinario di manovre acrobatiche  ritenute da tutti impossibili da eseguire con quella specie di carro armato pesante dei cieli che era lo Stuka, lasciando così stupefatti, ammirati ed increduli i presuntuosi piloti tedeschi.

All’inizio del conflitto mondiale con gli Stuka, ribattezzati dagli Italiani “Picchiatelli”, Cenni combattè nei cieli della Grecia, dell’Albania e della Jugoslavia ottenendo per i risultati conseguiti, la promozione a capitano ed il comando della 239 Squadriglia.

Nel 1941 in Africa settentrionale Cenni consolidò  la sua fama di indomito e coraggioso pilota nelle azioni contro le navi inglesi dell “Home Fleet” che presidiavano  il Mediterraneo. Nel frattempo però il “Picchiatello” era diventato vecchio e superato , facile preda della caccia avversaria, e molti piloti italiani persero la vita in una lotta divenuta impari. Cenni tuttavia, anche in quei frangenti, riuscì a portare a termine una azione ritenuta impossibile distruggendo una stazione radio inglese di Malta considerata praticamente invulnerabile, sia per la sua particolare ubicazione all’interno di una stretta vallata, sia per la potente difesa contraerea di cui era dotata.

Fra la fine del 1942 e l’inizio del 1943 il “Picchiatello” fu sostituito da un aereo costruito dalle “ Officine Reggiane” di Reggio Emilia: il Reggiane Re.2002 “Ariete”, un bombardiere a tuffo veloce e robusto ma penalizzato dalla poca affidabilità del motore.

Nel Luglio 1943, dopo un periodo di addestramento, lo Stormo di Cenni  venne inviato alla base di Crotone per affrontare la flotta degli alleati in procinto di sbarcare sulle coste calabresi. In una di queste azioni il comandante del 102° Gruppo Stormo Tuffatori cadde in combattimento e proprio il ventottenne Giuseppe Cenni, promosso nel frattempo al grado di maggiore, dovette prenderne il posto.

Intanto la superiorità delle forze e dei mezzi  in dotazione agli alleati angloamericani era diventata esorbitante e le file dei piloti della Regia Aeronautica Italiana si assottigliavano paurosamente. Ciò  nonostante Cenni  ed i suoi piloti con grande coraggio, non certo per cieco fanatismo, ma con la convinzione e la coscienza di compiere il proprio dovere di soldati per la difesa del proprio paese, continuarono ogni giorno a salire e a combattere nei cieli calabresi (va ovviamente tenuto conto del necessario contesto storico in cui queste vicende si sono svolte).

Nell’Agosto del 1943 un violentissimo bombardamento delle forze aeree angloamericane  sull’aeroporto di Crotone distrusse la maggior parte degli aerei italiani del gruppo di Cenni  ed anche molti piloti morirono.

Chiunque davanti a quel disastro si sarebbe arreso ma non il magg. Cenni  che aveva un’indole indomita e non si dava mai per vinto. Con i piloti superstiti ed i suoi specialisti rastrellò gli aeroporti pugliesi per trovare aerei abbandonati ma ancora utilizzabili e parti di ricambio per ricostruirne altri. In questo modo riuscì a mettere insieme una dozzina di velivoli e a condurre nuove e temerarie azioni di attacco.

Ma ormai la guerra per l’Italia volgeva verso il tragico epilogo ed il 3 Settembre 1943, a Cassibile in Sicilia, il generale Castellano, inviato in gran segreto dal Re, firmò l’armistizio e la resa degli Italiani agli alleati.

La notizia però, per un disegno strategico rivelatosi poi inefficace ed inutile, fu tenuta in segreto e con cinismo colpevole si cercò di camuffare l’avvenuto armistizio continuando per alcuni giorni le ostilità.

In questi frangenti e con questi segreti intenti , il 4 Settembre 1943 lo Stormo del maggiore Giuseppe Cenni fu mandato ad attaccare le forze angloamericane nello stretto di Messina ma i suoi aerei furono ben presto circondati ed abbattuti dalle preponderanti formazioni dei caccia delle forze alleate. Lo stesso Cenni, inseguito da un nugolo di caccia avversari , cercò disperatamente di difendersi, come testimoniarono alcuni contadini calabresi che da terra assisterono al suo duello contro gli Spitfire inglesi. Dopo pochi interminabili minuti l’aereo di Cenni venne colpito a morte e precipitò sulla Sila senza dare scampo al suo pilota.

Giuseppe Cenni, casolano di origine ed uno dei più grandi piloti italiani, morì dunque ad armistizio firmato, sacrificato per la “ragion di Stato”.  I suoi resti, rinvenuti dopo alcuni mesi in una zona particolarmente impervia della Sila, furono trasportati al cimitero della Villetta di Parma dove riposano tuttora nella tomba di famiglia.

Per i suoi meriti il magg. Giuseppe Cenni venne decorato di Medaglia d’oro al Valore Militare alla memoria, riconoscimento che è andato ad aggiungersi alle ben  sei medaglie d’argento conquistate in vita.

Come ricordavamo all’inizio il suo fantasioso e romagnolissimo grido di battaglia “Valzer ragazzi” spicca ancor oggi sulle derive dei Tornado del 102° gruppo in forza al 6° Stormo di Ghedi .

Noi casolani ovviamente possiamo trarne un certo vanto,  anche se nel nome di questo guerriero,  nostro ex compaesano, sacrificato alla ragion di stato, ci auguriamo che questo grido non debba mai più preludere a cruente azioni di guerra ma solo a fantasmagoriche, coreografiche e pacifiche evoluzioni  aeree di addestramento,  eseguite per deliziare, alla stregue di quanto avviene per esempio con le notissime ed italianissime esibizioni delle “Freccie Tricolori”, migliaia di volti sorridenti con i nasi rivolti all’insù.

(Le notizie storiche di questo articolo sono state riassunte, liberamente interpretate e commentate da Alessandro Righini  che le ha tratte in origine ed in parte dall’articolo “Ricordo di un eroe: il magg. pil. Giuseppe Cenni” di Carlo Migliavacca pubblicato sul n. 8 -9 del periodico “Aeronautica” edito dall’Associazione Arma Aeronautica con sede a Roma).

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