Tutti, nessuno escluso, siamo rimasti sbigottiti, per non dire indignati, dalle parole dell'On. Massimo Calearo, il quale, ospite de 'La zanzara' a Radio 24, ha dichiarato in maniera un po' troppo goliardica, di avere accettato di farsi eleggere in Parlamento per pagarsi il mutuo con lo stipendio da deputato (e con i favorevoli tassi d'interesse praticati ai parlamentari) e, come se non bastasse, di guidare una Porche con targa slovacca per scaricarla dalle tasse. Il poco onorevole Calearo, in realtà, di mestiere fa l'imprenditore, partecipa a poco più del 50% delle votazioni in aula e ha evidentemente esagerato con le sue esternazioni che, in un contesto politico come quello attuale, risultano veramente fastidiose.
Ma rileggendo l'intervista, l'uomo diventa un po' meno antipatico. Innanzi tutto ha partecipato poco ai lavori della Camera perché impegnato a seguire la moglie malata (e deceduta recentemente), ma soprattutto ha messo a nudo col suo comportamento un sistema di privilegi che tutti deploriamo, ma solo fino al punto in cui a goderne sono altri. Ha affermato di preferire il lavoro in azienda a quello in Parlamento, che i politici sono mantenuti dai lavoratori, che l'interminabile sequela di votazioni e' in parte inutile e poco produttiva. Ora, osservando i nostri politici in azione, siamo veramente sicuri che, pur in un contesto di parole politicamente scorrette, il nostro Massimo abbia veramente torto su tutta la linea? La risposta non e' scontata, certo, ma va riconosciuto all'Onorevole (ancora per poco, visto che ha manifestato l'intenzione di dimettersi) di aver generato l'interrogativo.
C'e' da stare poco allegri a sentire ancora i vari Alfano, Casini e Bersani che, ora che la tempesta finanziaria che avevamo sulla testa fino a poco fa si e' spostata di due centimetri, rialzano la testa come bambini capricciosi che vogliono far sentire chi piange più forte. Ora ricominciano i battibecchi, i distinguo, i 'bisogna affrontare una riflessione' i 'e' necessario aprire una stagione nuova' e così via, tutte frasi che non portano a niente. E' ora che tutti questi signori capiscano che il loro tempo e' scaduto, che non c'e' più posto per loro, che i partiti modello novecento che continuano a propinarci non hanno la benché minima speranza di far breccia nel cuore della gente. Per non parlare dei modelli populisti di Di Pietro e Bossi, sui quali non val la pena di sprecare inchiostro.
Tutti loro hanno trovato un Monti che, potrà piacere o meno, ma gli ha tolto un bel po' di castagne dal fuoco, un politico competente che non cerca il consenso e che agisce secondo una logica di mercato globale, che ha fatto ciò che loro avrebbero dovuto in quanto eletti, ma che non hanno mai fatto per mancanza di spessore. Privi di idee e di principi, un giorno proporzionalisti, l'altro uninominalisti a seconda delle convenienze, gli attuali partiti politici e le loro leadership non riescono neppure ad accordarsi per dar vita a una riforma elettorale che dia voce ai cittadini. Il legame all'attuale sistema di clientele e privilegi e' troppo forte, la fedeltà a un'idea invece troppo costosa. Il già citato On. Calearo, sul quale oggi si abbattono le critiche della politica, e' comunque 'mostro' creato da esse stessa, un uomo piazzato da Veltroni che con fare innovativo lo presento' come l'immagine di un nuovo rapporto tra politica e imprenditoria, come se Berlusconi non avesse (e avesse avuto) già abbastanza imprenditori fra i sui ranghi, anche come ministri!
C'è da temere seriamente ciò che succederà nel 2013, quando il mandato di questo governo scadrà, chi andremo a votare? Sempre le stesse facce di inconcludenti politicanti di professione? Quanti Calearo potremo sopportare ancora?
Questa e' una guerra mondiale, diversa dalle altre, ma pur sempre una guerra e, da sempre, un tale evento cambia un paese e la sua classe politica. Perfino Churchill fu defenestrato dagli inglesi al termine del secondo conflitto mondiale!
L'attuale Governo, nonostante le manovre impopolari di cui e' stato artefice, gode ancora di un consenso abbastanza diffuso, in particolare tra i più giovani. E non e' un caso che il suo indice di gradimento, che si era un po' incrinato negli ultimi tempi, sia tornato in alto non appena la vecchia classe politica ha ripreso a far sentire la propria voce litigando su riforma del lavoro e legge elettorale. Il popolo e' stanco e spossato da vent'anni di berlusconismo litigioso, ma il Parlamento vive nel proprio limbo senza dar segno di accorgersene. I privilegi di cui gode e ai quali fatica a rinunciare non sono più accettabili in un contesto di incertezza e precarietà come quello in cui ci troviamo. Anche i vari Moro, Berlinguer, De Gasperi godevano di privilegi, e' naturale, ma erano amati e rispettati anche dagli avversari perché erano concreti, uomini del fare, animati dalla passione per il proprio Paese. Nessuno si curava dei benefit di cui disponevano perché non venivano percepiti come opportunisti dediti al proprio tornaconto. Oggi, come in questo articolo, c'è il rischio di fare di ogni erba un fascio e, in condizioni normali, ciò non sarebbe giusto. Ma come detto e' una guerra e, spiacenti, ma quando si taglia l'erba, la si taglia tutta.

Lorenzo Righini
Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter