Lettera aperta da Giacometti ad Acerbi
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- Scritto da Giacomo Giacometti
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Eh no...
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- Scritto da pier ugo acerbi
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Caro Giacometti,
la superficialità presuppone sprovvedutezza e, può esserne certo, io non sono una persona sprovveduta.
Quanto al fatalismo, è il fatalismo stesso ad essere connaturale all’animo dei mussulmani. A tal proposito le chiedo di leggersi, o rileggersi con maggiora attenzione se già lo ha fatto una prima volta, il mio precedente articolo ”Musulmani: integrazione e limite”: vedrà che straborda di fatalismo. Ma la prego anche di notare come l’articolo sia scritto con una serie di annotazioni che riguardano non opinioni personali ma l’escatologia islamica, come essa stessa viene predicata in moschea (comprese quelle considerate moderate). In effetti un fedele mussulmano avrebbe potuto scrivere quasi le stesse cose… a parte il tema dell’inganno che, ovviamente per sua natura, si presta all’ambiguità.
Non si tratta poi di tirare i dati e parlare a caso del numero di migranti in partenza per l’Europa: i dati che cito sono rintracciabili nel sito della dall’Oxfam, nota organizzazione caritatevole, il cui intendimento non è certo quello di “seminare paure” semplicemente divulga le statistiche raccolte dai suoi esperti.
E veniamo a “ Dire che l'islamismo è religione violenta, è sbagliato”:
Migrazione, disagio e religione
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- Scritto da pier ugo acerbi
- Categoria: Attualita
Tra i tanti commenti letti sui giornali o sentiti alla TV in questi giorni, sono frequenti quelli, eccellentissimi e reverendissimi, che considerano come l’unico comportamento eticamente corretto nei confronti del migrante sia l’accoglienza senza alcuna condizione… considerazione nobile, che però trascura due fatti: questa gente è una vera moltitudine ed è facile trovare, tra loro, chi possiede una identità culturale e un senso della legalità addirittura contrapposto al nostro. La percentuale di persone che rispondono a questo ritratto non è trascurabile, ed appartiene in particolar modo ai migranti di religione mussulmana provenienti da Medio Oriente e Africa.
Nell’attuale condizione delle coste e dei confini italiani, si è venuta a creare una emergenza umanitaria che, nella sua drammaticità, impedisce di valutare la reale portata del fenomeno proiettato nel futuro. L’azione del governo, per tradizione confusa, procede in continuo stato di emergenza senza un progetto d’intervento complessivo. Perseverando in una tale negligenza abbiamo rinviato, già da troppo tempo, l’applicazione del comune buon senso: cos’altro bisogna pensare di fronte alla politica, auspicata e supportata dalla maggior parte delle associazioni caritatevoli e di cooperazione, delle “porte aperte per tutti”? Un tale metodo non incontra la visione dell’insieme: quella cioè di trovarci difronte non ad una migrazione di genti ma di interi popoli. Popoli giovani che, tra l’altro, hanno tassi di natalità straordinariamente più alti di quelli della media europea. I dati raccolti dall’Oxfam, una della maggiori organizzazioni umanitarie internazionali, parlano di oltre 50 milioni di persone intenzionate, nei prossimi anni, a partire dalla sola Africa per raggiungere l’Europa.
Inaugurazione via Crucis
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- Scritto da Alessandro Righini
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INAUGURATA LA VIA DELLA CROCE D LUCE
Domenica 5 Giugno, in occasione del tradizionale ed annuale pellegrinaggio alla Croce di Luce, è stata inaugurata la Via Crucis composta da 14 pilastrini che, distribuiti sul sentiero di crinale che conduce dal Cerro al monte Alberino di Albignano, ricordano le tappe della passione di nostro Signore Gesù Cristo.
Il progetto per la realizzazione del percorso sacro era stato lanciato lo scorso anno quando, al termine della S.ta Messa celebrata ai piedi della Croce, Alessandro Righini aveva presentato il modello in polistirolo, di un possibile pilastrino da realizzarsi in cemento e da collocare in 14 esemplari sul sentiero.
Ogni pilastrino in cemento doveva poi essere completato da una formella in ceramica illustrante il tema della “stazione”
La Via Crucis ideata e proposta da Alessandro Righini in quella occasione è basata su di una scrittura e suddivisione delle 14 “stazioni” della Passione di nostro Sig. Gesù Cristo che, pur rispettando rigorosamente l’impostazione ed il soggetto rituale tratto dal racconto evangelico, presenta qualche variante rispetto alla tradizionale ed usuale successione ed esposizione delle tappe della via Dolorosa. A tal poposito val la pena di ricordare che varianti alla tradizionale suddivisione delle cosiddette stazioni della Via Crucis sono state proposte ed attuate anche negli anni passati in occasione delle celebrazioni del Venerdì Santo presiedute dal Pontefice a Roma .
Maderna Percussion Group a Casola Valsenio
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- Scritto da PierGiacomo Zauli
- Categoria: Cultura
Sabato 11 luglio, alle 21, in una piazza Sasdelli assai affollata, il “Maderna Percussion Group”, quartetto formatosi all’interno del Conservatorio Maderna di Cesena, in occasione della rassegna “Musica nei luoghi della Storia”, ha tenuto un concerto, sorprendendo il pubblico casolano, non solo per l’originalità degli strumenti (Marimba, Xilofono, Vibrafono, Cassa sinfonica, Maracas, Congas, Bastone della pioggia e una serie pressoché infinita di vari strumenti non facenti parte della tradizione occidentale) e per la splendida performance, ma, e soprattutto, per la presenza, all’interno del gruppo, di due fratelli casolani, Michele e Vittorio Soglia che, insieme al loro insegnante, il Maestro Daniele Sabatani, e al loro compagno di studi Tommaso Sassatelli, hanno costituito, da oltre quattro anni, questa particolarissima formazione strumentale.La loro bravura si è palesata in un repertorio di grande presa sul pubblico, costituito da alcuni brani molto difficili, tra cui “Music for pieces of wood” di Steve Reich, originariamente scritto per cinque suonatori di clave o legnetti, e arrangiato per l’occasione per quattro strumentisti, la cui particolarità consiste nella fitta rete di incastri dalla quale è impossibile riconoscere se tutti gli strumentisti stanno eseguendo la stessa frase; “Ghanaia” di Mattias Schmitt, l’omaggio che il compositore vuole rendere alla musica tradizionale africana; “Mitos Brasileiros” di Ney Rosauro, concerto in cinque movimenti per quartetto di percussioni, che vuole essere un omaggio alla musica latino americana; “Marimba Spiritual” del giapponese Minoru Miki, scritto dal suo autore tra il 1983 e il 1984 come riflessione sulle terribili condizioni di povertà che attanagliavano il popolo africano in quegli anni.
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