Il ritorno di Trump
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- Scritto da Lorenzo Sabbatani
- Categoria: Attualita
Il trionfo di Trump su Kamala Harris lo scorso 6 novembre è stato netto; e lo è stato in misura maggiore rispetto alle elezioni del 2016 nella corsa alla presidenza contro Hillary Clinton. Questa volta, Trump ha vinto anche nel voto popolare, col 51% delle preferenze a livello federale – anche se, nel sistema elettorale americano, conta conquistare il maggior numero di grandi elettori (270 è la soglia minima), e la lotta più serrata si consuma negli Stati cosiddetti “in bilico” (swing states), ossia quelli che storicamente non sono né rossi (repubblicani) né blu (democratici), come Pennsylvania e Georgia, Michigan e Iowa. Trump non ha solo vinto in questi Stati, ha vinto oltremodo dove non si sarebbe neanche lontanamente pensato1: per questo ha migliorato di molto i risultati del 2016. Trump ha ottenuto voti – dicevamo – dalla maggioranza degli americani, persino all’interno di fasce sociali che tradizionalmente votavano dem: latinos ed elettori non bianchi, ossia le minoranze etniche, per le quali ha pesato l’inflazione e la religione (Trump sarebbe passato dal 33% a quasi il 50% dei votanti non bianchi)2. Trump, inoltre, con questa vittoria, è stato il solo presidente della storia degli States ad essere eletto per la seconda volta in maniera non consecutiva (2016/2024), l’unico assieme a Grover Cleveland, presidente dem, più di 130 anni fa (1885/1993): nonostante l’anzianità, l’assenza di una alternativa migliore e più giovane, gli scandali che gravano a suo carico, Trump è apparso – di nuovo – come la «grande novità» del panorama politico statunitense, come il «vero successore di se stesso».
Molti prospettavano Trump come favorito, specie dopo essere sopravissuto a due attentati in due distinte occasioni di comizio elettorale – fatti che hanno indiscutibilmente rafforzato la sua immagine in tutto il mondo (non è di certo poco). Che ci piaccia oppure no, il Tycoon newyorkese diventerà il 47esimo presidente USA e si insedierà a Washington, nello studio Ovale della Casa Bianca, a partire dal 20 gennaio prossimo, dopo che Joe Biden avrà terminato il suo mandato. Ecco dunque che il caro e (soprattutto) vecchio Donald è “risuscitato” ed è tornato a guidare l’America più forte che mai, nonostante la sua precedente sconfitta nel 2020, l’assalto di Capital Hill che lo adombrò, la perquisizione della villa a Mar-A-Lago da parte dell’FBI, i molteplici scandali, le condanne e la “galera” che sembravano ormai aver decretato la fine della sua carriera politica (a 78 anni, non si può dire che non abbia grinta). In altri Paesi forse tutto questo non sarebbe potuto accadere, ma – ehi – non in America (e qui non so se scrivere: “meno male, non siamo più gli unici a collezionare figuracce” o “sì, ma devono ancora mangiarne di pasta asciutta”).
Analizzando i dati elettorali, rispetto alle elezioni del 2016, questa volta la vittoria di Trump è stata totale e più generalizzata, segno che sono diversi i fattori da considerare per la grande rilevanza che hanno avuto a bilancio del risultato finale. Mettiamoci pure che Kamala è stata scaraventata nella corsa alla presidenza a cento giorni dalle elezioni, e che Trump partisse come favorito rispetto a un Biden sempre meno presentabile; che in America, sebbene ci sia già stato un presidente nero, non è giunto ancora il momento di eleggere una presidente donna; che in fatto di comunicazione, lo staff di Harris non è riuscito a stare al passo con Trump, il quale ha centrato specifici canali d’informazione e ha saputo raccogliere i malumori attorno ai temi principali della politica interna, come l’economia e l’immigrazione.
In realtà, il Tycoon è apparso parecchio sotto pressione rispetto a Harris nell’ultimo periodo, mancando a diversi appuntamenti con il pubblico (cancellandoli di fatto), tra cui: 60 minuts – la più autorevole e temuta trasmissione giornalistica americana – NBC, poi con CNBC, poi con la redazione del più grande quotidiano di Detroit; ha toppato in diversi comizi, è stato umiliato da un elettore negli studi di Univision (tv dal pubblico latinoamericano) ed è andata male persino da Fox News, il cui pubblico è repubblicano. Ciononostante, niente di tutto questo si è tradotto in un crollo nei sondaggi e non è chiaro – come scrive Francesco Costa – «se questo ci dica di più dell’America o dei sondaggi», i quali, di fronte all’incertezza, producono tutti risultati simili e tendono a limitare i rischi. Forse, a discapito dei buchi nell’acqua, la sua popolarità è da ricercare nel suo stile comunicativo da comizio – che Trump stesso definisce the weave – fatto di frasi perentorie, brevi e sconnesse, alternate a entrate sceniche, musica anni 70/80 su cui oscillare per svariati minuti, attacchi deliberati sotto il velo di minacce: tutto per fa attirare l’attenzione su di sé, prendersi il palco, galvanizzare i suoi e ossessionare i media e gli osservatori internazionali. Inoltre, se Harris passava il tempo a saltare da un canale all’altro e da un comizio all’altro per non cedere terreno allo sfidante, Trump ha dominato la scena nei podcast (i giornali parlano di «podcast election», vedi Joe Rogan) e sui social media, dove l’età dei votanti si abbassa e dove si accentuano le polarizzazioni. L’ultima fase della campagna elettorale ha visto i rispettivi candidati intercettare il consenso presso nicchie di pubblico definite al di fuori del loro elettorato: Kamala ha cercato di convincere gli indecisi specialmente tra donne e afroamericani; Trump cercava il «bro vote» – il voto dei giovani under 30, tradizionalmente spostati verso sinistra. Lo staff di Trump, inoltre, non ha mai perso l’occasione di denigrare i democratici attraverso la strumentalizzazione delle notizie e la montatura di spot mirati (i 6,5 mln di dollari spesi per lo spot contro le parole di Kamala per normalizzare la «transizione» di donne transgender detenute con l’ausilio di fondi pubblici ha fatto guadagnare a Trump 2,7 punti percentuali rispetto ad Harris (vedi Future Forward) e la trasmissione di fake news (celebre l’intento di accostare Harris al producer P. Diddy, coinvolto nel recente scandalo per l’accusa di stupro di decine di donne del mondo dello spettacolo).
Un viaggio tra storia, natura e memoria: La Memoria degli Alberi
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- Scritto da LoSpekkietto
- Categoria: Cultura
Siamo felici di invitarvi alla presentazione del libro e alla visione del documentario La Memoria degli Alberi, un'opera unica e affascinante realizzata da Lo Specchio APS con la redazione di Lo Spekkietto.
Quando?
Venerdì 10 Gennaio 2025, alle ore 20:30
Dove?
Presso il Cinema Senio, in Via Roma, Casola Valsenio.
Attraverso la regia di Eolo Visani, le riprese di Cinzia Caruso e le spettacolari foto aeree di Luca Baldassarri, con il supporto di Antenna 306, scopriremo come gli alberi, pur essendo immobili e muti, siano straordinari testimoni della nostra storia e portatori di memoria.
Un’occasione imperdibile per riflettere sul legame tra l’uomo e la natura, e per lasciarsi ispirare da un progetto che celebra il tempo, il paesaggio e le generazioni.
Vi aspettiamo per vivere insieme un’esperienza che resterà nel cuore!
In collaborazione con:
L'Amministrazione Comunale di Casola Valsenio e APS Cinema Senio.
I nuovi libri di Renato Soglia
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- Scritto da Benedetta Landi
- Categoria: Cultura
Nel mese di gennaio 2024 sono stati pubblicati dalla prestigiosa Casa Editrice “Ricordi” di Milano gli ultimi libri scritti da Renato Soglia: si tratta di quattro volumi (due dedicati alla Tromba e due al Trombone) che compongono un’opera innovativa nello studio della tecnica musicale, che colma anche lacune importanti che spesso emergono negli esecutori per ciò che concerne l’impostazione, la tecnica, la velocità e l’agilità, doti indispensabili per eseguire tutte le musiche scritte per questi strumenti.
La struttura dell’opera è molto agile e flessibile, quindi si adegua alla metodologia propria di ogni docente, lasciandogli un ampio spazio di proposta e interazione didattica. Tutti i capitoli e gli esercizi di tecnica in essi contenuti sono proposti in modo estremamente graduale: ogni esercizio, infatti, è propedeutico a quello successivo. Questa nuova opera, unica nel suo genere, offre una straordinaria ricchezza di materiali presentati attraverso sette diversi capitoli, i quali si suddividono a loro volta in diverse unità: in ciascuna di esse viene indicato il range della velocità di esecuzione, dalla più lenta a quella più veloce, e viene lasciata ampia libertà di insegnamento ai docenti affidando a loro il compito di indicare agli alunni l’andamento del brano e il limite dell’estensione sonora sulla quale esercitarsi nelle singole unità. Per questo motivo il volume può essere utilizzato, con diversa modalità di esecuzione-studio, sia da professionisti, sia da studenti. Ogni capitolo si conclude con un accertamento delle competenze acquisite, dove vengono presentati alcuni studi che riassumono gli argomenti e le difficoltà presenti nel capitolo. Questi studi, oltre a rappresentare un ottimo strumento di valutazione, autovalutazione e verifica delle abilità tecniche apprese nel capitolo, possono essere eseguiti anche in occasione di saggi, concerti pubblici e concorsi. Le prefazioni dei volumi sono state curate da due musicisti d’eccellenza: Francesco Tamiati (Prima tromba del Teatro alla Scala e dell’Orchestra Filarmonica della Scala di Milano) e Enzo Turriziani (Primo trombone dei Wiener Philharmoniker e dell’Opera di Stato di Vienna).
L’opera di Renato Soglia è stata recensita su “Risveglio Musicale”, rivista nazionale dell’ANBIMA (Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome), nonché presentata dall’autore al Conservatorio di Milano: «In data 23 marzo 2024 sono stato invitato al Conservatorio di Milano a presentare i due volumi», dice Renato. «Ciò che mi ha fatto più piacere è stato confrontarmi sia con i docenti, sia con i moltissimi alunni presenti ed esporre, con esempi pratici e grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, le differenze didattiche e metodologiche che caratterizzano quest’opera mettendola a confronto con oltre quattrocento testi di didattica specifica della tromba, scritti da autori di ogni nazionalità, pubblicati tra la fine del 1700 e i giorni nostri. In occasione della presentazione ho anche avuto il piacere (e l’onore) di poter contare sulla presenza e collaborazione del Maestro Francesco Tamiati, prima tromba dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, che ha preso la parola e ha messo in evidenza diverse peculiarità della pubblicazione con esempi pratici sull’utilizzo di quest’opera e caldeggiando a tutti i presenti di utilizzarla con la finalità di affrontare, con maggior consapevolezza, le difficoltà tecniche presenti nei repertori sinfonico, operistico e concertistico della letteratura della Tromba. Seguiranno altre presentazioni, in autunno 2024 e primavera 2025 in diversi Conservatori Italiani.»
Benedetta Landi
Intervista a Giorgia Ricciardelli
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- Scritto da Benedetta Landi
- Categoria: Attualita
Sono più di un centinaio le abitazioni e le attività commerciali che ad oggi custodiscono al loro interno una delle opere di Giorgia Ricciardelli. Tutti la conoscono per il suo doppio lavoro come farmacista e all’interno del negozio di famiglia, ma oltre a questo Giorgia porta avanti da sempre anche la passione per l’arte e il disegno. Ho deciso quindi di intervistarla per far conoscere a tutti i lettori questo suo talento.
Quando hai iniziato a disegnare e com’è nata questa passione?
«Non c’è un momento preciso. Ho sempre disegnato. I miei genitori mi dicevano sempre che ero portata e insistevano affinché io mi iscrivessi ad una facoltà artistica oppure ad architettura… io invece, convinta che poi non sarei riuscita a trovare lavoro, scelsi di fare “Chimica e tecnologie farmaceutiche”. In casa mia l’arte c’è sempre stata: mia mamma disegnava le maioliche a Faenza e mia zia era restauratrice d’arte e ceramista, quindi da piccola sono cresciuta in mezzo all’arte. In realtà a me non è mai piaciuto troppo disegnare! O almeno, è quello che ho sempre detto… ma con il tempo ho dovuto ammettere che nel farlo trovo qualcosa di rilassante. Poi mi immedesimo talmente tanto nei miei progetti che alla fine mi diverto anche!»
Fai un lavoro molto diverso: apparentemente la scienza e l’arte possono sembrare due mondi opposti…
«Ho sempre avuto due passioni: da una parte la chimica e la matematica, dall’altra la letteratura e la storia dell’arte. Se avessi dovuto fare una scelta di cuore, avrei scelto di studiare lettere, quindi comunque una materia umanistica. Ma in quel momento mi dissi “non c’è lavoro” e quindi scelsi una cosa che comunque mi piaceva, perché amavo la matematica e le materie scientifiche. Mi sono detta: faccio il mio lavoro, che comunque mi piace, ma nello stesso tempo coltivo le altre mie passioni: il disegno, la lettura, i viaggi… ho quindi portato avanti entrambe le strade di pari passo.»
Cosa rappresenta per te il disegno – e l’arte in generale?
«Hai presente quando scarabocchi parlando al telefono? È una cosa che fai in automatico. Per me succede più o meno la stessa cosa: disegnare mi rilassa, mi aiuta a staccare. Quando ho un’idea, non mi fermo finché non la finisco, mi immergo… possono passare le ore e non me ne accorgo finché il mio progetto non è arrivato alla fine. Sono convinta di una cosa: DISEGNARE FA BENE!»
Quali tecniche usi nei tuoi disegni?
«Il mio modo di disegnare attuale è nato grazie ad un errore! Io parto facendo il disegno a colori e solamente alla fine traccio le linee nere di contorno. E questo partì da un errore: dovevo rappresentare Via Matteotti (da innamorata di Casola quale sono, Via Matteotti ce l’ho in tutte le forme, anche perché ho abitato lì per 18 anni!) su una tela, per regalarla a mio babbo. Ero partita con l’idea di fare un disegno che fosse in bianco e nero, ma non è venuto come volevo, e così mi sono detta “proviamo a farlo a colori”. Feci il disegno con le tempere e solo alla fine tracciai tutte le linee e i dettagli (porte, finestre, ecc.) con il pennarello indelebile. Mi piacque talmente tanto che tutti i disegni successivi li ho fatti con questa tecnica. Ho creato il mio stile. Non ho mai fatto corsi di disegno, sono un’autodidatta.»
Tu utilizzi sia la tela che la tavoletta digitale. Che differenza c’è tra queste due modalità?
«In digitale è un altro mondo... sono sempre stata appassionata di manga e anime, ed era il mio sogno era quello di utilizzare un giorno la tavoletta digitale! Ora che ce l’ho la utilizzo molto! La tela mi piace, ma ti mette più ansia! Sulla tavoletta cancelli facilmente un eventuale errore, lì no. Io sono così: se faccio un errore su carta, strappo il foglio e rifaccio. Uguale sulla tela! Spesso ho lavato via tutto con la spugna per poi ricominciare da capo. Un altro vantaggio è sicuramente quello del tempo: generalmente impiego tra le 8 e le 12 ore per fare un disegno con due soggetti su tavoletta. Con la tela i tempi sono invece più lunghi: devi fare diversi trattamenti e devi inoltre aspettare che si asciughi prima di poter proseguire.»
Nei tuoi ritratti c’è un grande lavoro di cura dei dettagli, i soggetti sono identici agli originali! Come riesci a rappresentare in modo così fedele alla realtà le persone, a cogliere le loro espressioni e particolarità?
«Quando qualcuno mi commissiona un ritratto, gli chiedo sempre di inviarmi alcune foto di primi piani e di darmi più informazioni e dettagli possibili: orecchini, tatuaggi, vestiti preferiti… più dettagli ritrovi nel disegno, e più ti ci rivedi. Di per sé i miei non sono ritratti realistici, gli occhi sono sempre molto grandi e le guance marcate… ma sono i piccoli dettagli a fare la differenza, a far si che ci sia poi una somiglianza con il soggetto reale. La cosa fondamentale è riuscire a cogliere le espressioni. Il resto poi viene da sé!»
BETTINA: un'eredità di amicizia e forza
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- Scritto da Sonia Galliani
- Categoria: Cronaca
L’estate è passata, ormai l’autunno ha ingrigito le giornate. Un autunno che continua a farci tremare per le piogge che lavano le nostre colline trascinando a valle fango, sassi e strade… danni e ancora danni. Ma anche l’estate si è portata via un pezzo di noi e anzi nemmeno uno solo... È stata un’estate funesta, non posso che chiamarla così. Appena iniziata ci ha tolto la spensieratezza che avremmo voluto occupasse un po’ dei nostri pensieri, mettendoci subito di fronte alla nuda e cruda verità: siamo fragili come pagliuzze e basta un alito di vento a spazzarci via. Il caso, una fatalità, un destino crudele, ognuno di noi dà un nome alle tragedie che accompagnano alcuni momenti della nostra vita e ci sconvolgono portandoci via chi amiamo. E ai primi di luglio, nella stessa mattina, è arrivata anche a me, che ero via da Casola, la triste notizia dell’incidente di Manuel Savoca. Il dolore si è impossessato di ognuno di noi pensando che era un po’ il figlio di tutti, così come lo sono tutti i ragazzi di un piccolo paese, del nostro paese. Ma come non bastasse, nel giro di un’ora è arrivata anche un’altra terribile notizia: anche Bettina Ritz se n’è andata, rimanendo vittima di un incidente in alta montagna. Sono rimasta agghiacciata e incredula e, ancora oggi, quando penso a lei mi pare impossibile sia successo per davvero. Conoscevo Bettina da una decina d’anni, da quando, quasi casualmente, ho partecipato a una gita ai mercatini di Natale in Germania, che sempre fa tappa a Bartholomä. Bettina, col suo sorriso, ha sempre spiccato fra la folla, i suoi occhi espressivi non potevano non catturare chi la incontrava. E così, anche grazie a lei, sono pian piano entrata a far parte del gruppo del comitato di Gemellaggio di Casola. La coincidenza ha poi voluto che, qualche tempo dopo, nello stesso anno, entrambe siamo state elette presidenti delle due associazioni. Le quote rosa avevano conquistato anche i gemellaggi! Con Bettina abbiamo trascorso momenti di festa, di incontro, ma soprattutto abbiamo condiviso esperienze di crescita umana e amicizia; con i due gruppi abbiamo organizzato attività per giovani, ragazzi, bambini e adulti, che hanno contribuito negli anni a rendere tutti più consapevoli del nostro ruolo di cittadini europei che, anche se di diverse nazioni, scambiano esperienze, conoscenze, tradizioni fino a crearne addirittura di nuove. Bettina era un’amica estremamente eclettica, travolgente, energica ed entusiasta, pronta a raccogliere proposte per arricchire i nostri momenti d’incontro. Grazie a lei il Gemellaggio, ormai più che ventennale, dei nostri paesi è cresciuto e ha coinvolto tantissime persone con le quali, nel tempo, si sono formate e consolidate vere e proprie amicizie. Il suo amore per l’Italia e per Casola le hanno permesso di imparare a parlare la nostra lingua in modo davvero vicino alla perfezione. In questi ultimi due anni, il suo affetto per Casola, quello di tutti gli altri Amici di Casola del Comitato di Bartholoma e dei cittadini di Bartholoma, è stato ampiamente dimostrato dal denaro raccolto per contrastare gli eventi dell’alluvione che ha colpito il nostro paese. Un paese di poco più di duemila abitanti ha raccolto per noi circa quindicimila euro! Dopo aver appreso della sua scomparsa, abbiamo deciso di formare una piccola delegazione per portare il saluto e l’affetto del nostro paese alla sua famiglia e al paese intero nel momento della sua commemorazione funebre. Con un viaggio di dolore siamo andati a Bartholoma in quattro e abbiamo partecipato alla messa per Bettina. Il sacerdote ci ha chiesto di recitare il Padrenostro in italiano e la nostra commozione è esplosa quando ha annunciato che le offerte raccolte in chiesa sarebbero state devolute per le necessità di Casola; così ha voluto la famiglia di Bettina, interpretando il volere della figlia. Al momento della nostra partenza, Marianne, la sua mamma, un portento di donna forte, coraggiosa e generosa come la figlia (non poteva non essere così!), mi ha chiamato in un angolo di casa e mi ha passato una busta (1.340 euro) dicendomi: “Da parte di Bettina”. Anche solo scrivendo questo ricordo mi si stringe il cuore pensando a quanto amore Bettina sia stata in grado di portare a noi e di condividerlo fino a un momento estremo come quello. Ma non è certo finita così, perché vogliamo far sì che quel che è stato seminato in questi anni, anche da lei, possa continuare a fiorire e produrre frutti d’amicizia e di bene tra i nostri due paesi per anni e anni a venire.
Sonia Galliani
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Übersetzung für die Freunde von Bartholoma
Der Sommer ist vorbei, der Herbst hat die Tage grau werden lassen. Ein Herbst, der uns weiterhin zittern lässt wegen der Regenfälle, die unsere Hügel hinunterwaschen, Schlamm, Steine und Straßen mit sich reißen… Schaden und noch mehr Schaden. Doch auch der Sommer hat ein Stück von uns mitgenommen, und zwar nicht nur eines… Es war ein unheilvoller Sommer, anders kann ich ihn nicht nennen. Kaum hatte er begonnen, nahm er uns die Unbeschwertheit, die wir uns gewünscht hätten, damit sie einen Teil unserer Gedanken einnehmen würde, und stellte uns sofort der nackten und harten Wahrheit gegenüber: Wir sind so zerbrechlich wie Strohhalme, und ein Windstoß reicht, um uns hinwegzufegen. Zufall, Schicksal, ein grausames Los, jeder von uns gibt den Tragödien, die einige Momente unseres Lebens begleiten, einen Namen und die uns erschüttern, indem sie uns die Menschen wegnehmen, die wir lieben. Anfang Juli, am selben Morgen, erreichte auch mich, die ich von Casola weg war, die traurige Nachricht von Manuel Savocas Unfall. Der Schmerz ergriff jeden von uns, als wir daran dachten, dass er ein wenig der Sohn von uns allen war, so wie es alle Jungen in einem kleinen Dorf sind, in unserem Dorf. Doch als ob das nicht genug wäre, kam eine Stunde später noch eine schreckliche Nachricht: Auch Bettina Riz ist bei einem Bergunfall ums Leben gekommen. Ich war schockiert und ungläubig, und auch heute noch, wenn ich an sie denke, erscheint es mir unmöglich, dass es wirklich passiert ist. Ich kannte Bettina seit etwa zehn Jahren, seit ich eher zufällig an einem Ausflug zu den Weihnachtsmärkten in Deutschland teilnahm, der immer einen Halt in Bartholome einlegt. Bettina, mit ihrem Lächeln, fiel immer aus der Menge heraus, ihre ausdrucksstarken Augen konnten niemanden unberührt lassen, der ihr begegnete. Und so bin ich dank ihr nach und nach Teil der Partnerschaftsgruppe von Casola geworden. Es war ein Zufall, dass wir beide im selben Jahr, einige Zeit später, zu Präsidentinnen unserer beiden Vereine gewählt wurden. Die Frauenquote hatte auch die Partnerschaften erobert! Mit Bettina haben wir fröhliche Momente und Begegnungen erlebt, aber vor allem haben wir menschliche und freundschaftliche Erfahrungen geteilt. Mit den beiden Gruppen haben wir Aktivitäten für Jugendliche, Kinder, Erwachsene und Jugendliche organisiert, die im Laufe der Jahre dazu beigetragen haben, dass wir uns unserer Rolle als europäische Bürger, die, auch wenn sie aus verschiedenen Nationen stammen, Erfahrungen, Wissen und Traditionen austauschen, immer bewusster wurden und sogar neue geschaffen haben. Bettina war eine äußerst vielseitige, mitreißende, energische und begeisterte Freundin, die stets bereit war, Vorschläge aufzugreifen, um unsere Treffen zu bereichern. Dank ihr ist die mittlerweile über zwanzigjährige Partnerschaft unserer Dörfer gewachsen und hat viele Menschen einbezogen, mit denen sich im Laufe der Zeit echte Freundschaften gebildet und gefestigt haben. Ihre Liebe zu Italien und zu Casola ermöglichte es ihr, unsere Sprache fast perfekt zu lernen. In den letzten zwei Jahren wurde ihre Zuneigung zu Casola, die auch die anderen Freunde von Casola im Bartholoma-Komitee und die Bürger von Bartholoma teilten, durch die gesammelten Spenden für die Bewältigung der Folgen der Überschwemmungen, die unser Dorf heimgesucht haben, deutlich. Ein Dorf mit etwas mehr als zweitausend Einwohnern hat etwa fünfzehntausend Euro für uns gesammelt! Nach der Nachricht von ihrem Tod beschlossen wir, eine kleine Delegation zu bilden, um ihrer Familie und dem ganzen Dorf die Grüße und die Zuneigung unseres Dorfes bei ihrer Gedenkfeier zu überbringen. In einem schmerzlichen Reiseerlebnis fuhren vier von uns nach Bartholoma und nahmen an der Messe für Bettina teil. Der Priester bat uns, das Vaterunser auf Italienisch zu beten, und unsere Rührung war groß, als er verkündete, dass die in der Kirche gesammelten Spenden für die Bedürfnisse von Casola bestimmt seien; so hatte es die Familie von Bettina gewollt, um den Willen ihrer Tochter zu interpretieren. Als wir abreisten, rief mich Marianne, ihre Mutter, eine wunderbare, starke und großzügige Frau wie ihre Tochter (es konnte nicht anders sein!), in eine Ecke des Hauses und überreichte mir einen Umschlag (1.340 Euro), indem sie sagte: „Im Namen von Bettina“. Allein beim Schreiben dieser Erinnerung zieht sich mein Herz zusammen, wenn ich daran denke, wie viel Liebe Bettina in der Lage war, uns zu bringen und sie bis zu einem so extremen Moment mit uns zu teilen. Doch damit soll es nicht enden, denn wir wollen sicherstellen, dass das, was in all diesen Jahren auch von ihr gesät wurde, weiter blüht und Früchte der Freundschaft und des Guten zwischen unseren beiden Dörfern für viele Jahre bringen wird.
Sonia Galliani
Präsident des Städtepartnerschaftsausschusses
Casola Valsenio
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