IL CORO DELL’ASSUNTA AL PANTHEON

Domenica 29 settembre 2019 il Coro dell’Assunta ha cantato in una delle più belle cornici al mondo: il Pantheon. Per chi non lo sapesse, il Pantheon è un antico tempio romano dedicato a tutti gli dei fatto costruire da Agrippa, genero del primo imperatore Augusto, e poi ricostruito dal grande imperatore Adriano. Nel corso della Medioevo, precisamente nel 609 d.C, venne trasformato in chiesa cristiana e ancora oggi svolge quel compito. È bene ricordare che all’interno del Pantheon sono sepolti italiani illustri: innanzitutto il celebre pittore Raffaello, il musicista Angelo Corelli e, cosa non da poco, i primi due re d’Italia, Vittorio Emanuele II e Umberto I (che giace in compagnia della moglie, la Regina Margherita). Ma come è possibile che il coro di un piccolo paese di provincia sia arrivato a cantare tra le mura sacre (da intendere in tutti i modi possibili) di un luogo così significativo?
Meglio chiedere a chi più di tutti può dirci qualcosa di questa avventura: Elena La Porta e Daniele Faziani.

Elena, sappiamo che questa iniziativa è partita da te: ci racconti come sono andate le cose?
Tutto è nato quando io e Gianna Sagrini ci siamo recate a Roma il 2 giugno 2017 su invito di Monsignor Bruno Gagliarducci (canonico del Pantheon), che ho conosciuto in occasione di uno dei raduni del 29° corso allievi sottufficiali dei Carabinieri – essendo egli stato Cappellano militare alla Scuola di Firenze. Durante la S.Messa dello Spirito Santo in Pantheon Gianna mi sussurra in un orecchio: “Senti questo coro, vuoi mettere col nostro?!? NOI dovremmo venire a cantare qua….poi c’è un’acustica perfetta!”. Così, quasi per scherzo, ho lanciato la proposta al nostro Maestro Daniele Faziani che, dopo un po’ di titubanza, ha raccolto l’idea e grazie alla sua grande professionalità e pazienza ci siamo preparati per andare a cantare al… Pantheon!

Che tipo di emozione è stata quella di cantare al Pantheon?
Eravamo un po’ agitati, molto emozionati – non capita tutti i giorni di ritrovarsi a cantare in un luogo tanto importante, sentire l’eco delle nostre voci risuonare nella basilica, vedere i turisti che ci ascoltano e ci riprendono con le loro bellissime telecamere…
Poi, però, abbiamo pensato alle parole di Don Euterio e confermate da Don Bruno: “Ricordatevi che non siete all’Ariston, ma dentro ad una Chiesa a cantare per la S.Messa”. Così ci siamo calmati e abbiamo tirato fuori la nostra migliore voce, contenti di essere tutti insieme a cantare al Pantheon col nostro Maestro.

Daniele. Partiamo da una semplice considerazione. Tu sei abituato a suonare in contesti prestigiosi, ma questa volta avevi il compito di guidare voci non professioniste. Come è stata la preparazione?
Quello che dici è vero ma il mio modo di lavorare non cambia in base ai cantanti – anzi, si fa più interessante quando ti trovi di fronte persone che fanno musica solo per il piacere e non come lavoro. Il coro al Pantheon era composto da 24 coristi tra soprani, contralti e bassi, una tastiera (impostata col suono dell’organo) suonata dalla dott.sa Angela Contarini ed il sottoscritto alla direzione. Abbiamo fatto molte prove per studiare al meglio i canti, quasi tutti a tre voci e di non facile esecuzione per la loro struttura compositiva – colgo l’occasione per ringraziare tutti i componenti del coro che hanno lavorato con dedizione e grande passione accettando anche i miei rumorosi richiami. Ho cercato inoltre di migliorare la dinamica, l’intonazione e la pronuncia delle parole – come ben sai, la nostra Romagna possiede per tradizione inflessioni vocali piuttosto corpose.

La possibilità di cantare al Pantheon vi ha spinto a dare il meglio?
Sicuramente tutti hanno dato il meglio – compito non facile per via dell’acustica ingenerosa data dall’ampiezza del luogo -, tuttavia l’entusiasmo e la tensione hanno contribuito al giusto equilibrio: la concentrazione non è mai mancata e, personalmente, ho potuto testare le mie composizioni scritte appositamente per il coro dell’Assunta in un luogo davvero importantissimo, una bella soddisfazione personale.

Che cosa avete ricavato da questa esperienza?
E’ stata la prima trasferta di un gruppo di persone che amano cantare in un coro polifonico non professionale per animare una messa, una bella giornata nella nostra capitale che ci ha fatto capire che anche un coro amatoriale ben strutturato e coeso può e deve presenziare senza timore a messe in luoghi importanti come il Pantheon o altre chiese della nostra Italia.

Riccardo Albonetti