Parole allo specchio

ROSEROSSE melodie di Valdifusa

La redazione de Lo Spekkietto ha ricevuto un racconto personale da Carlo Fabbri, conosciuto come “Rose Rosse”, che narra la sua vita a Valdifusa dagli anni ’60 a oggi. Tra lavoro nei campi, sfide e momenti familiari, Carlo descrive con semplicità e autenticità la sua esistenza legata alla terra. Condividiamo la sua storia, sperando offra uno sguardo interessante sulla vita rurale e sui cambiamenti nel tempo. Buona lettura

Ho cominciato a lavorare nella parrocchia di Valdifusa a 15 anni nel lontano 1962 accudendo vacche di razza Romagnola . Allora abitavo a a Montalbergo una casa della parrocchia di Pagnano, poi nel 1963 con la famiglia ci spostammo in una casa vicina chiamata Canova....
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Tributo a Casola e ai Casolani, alluvione 2023

Casola è dove sono cresciuto:

le rive a capofitto, la piazzetta del mercato,

l’Orologio, via Roma tutta e le campagne

che circondano il paesello.

 

Casola è anche la bici su per la collina,

la passeggiata in via Breta, la discesa

di San Ruffillo.

 

Casola è sporcarsi di more

sulla strada di Monte Battagliola.

 

Casola, per me, è via Settefonti:

salire fino al cimitero frondoso

e poi tornare alla vecchia casa dei nonni.

 

Casola è il viale dei cipressi di Renzuno,

il prosciutto di S. Antonio che non vinco mai.

 

Casola è il lungofiume che percorriamo soli,

in compagnia del lento scrosciare

delle cascate....
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LE MAPPE DEL SUOLO pensieri dallo scavo

La scorsa estate, nel momento in cui la piaga del Covid19 era sotto controllo, l’Italia intera potè tirare finalmente un grosso respiro, dopo l’apnea del periodo primaverile. La situazione era stazionaria, pseudo-normale; il lavoro – radice della nostra Costituzione – tornò ad essere stimolo di libertà quasi per tutti. Quasi.

Purtroppo, tra i tanti, anch’io sperimentai la precarietà della disoccupazione. Nell’anno che la storia ricorderà amaramente come il più infelice di inizio secolo, devo dire che comunque una vittoria l’ho ottenuta, avendo concluso ufficialmente la mia carriera universitaria, laureandomi tra le mura di casa, assieme alla mia famiglia. Ma la gioia del traguardo finì presto, lasciando posto al dramma del «e adesso?»,...
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GABRIELE COM’ERA

Era un po’ che non lo vedevo in giro. Ho immaginato fosse ricoverato. Allora ho chiesto a chi poteva sapere e ho imparato che Gabriele Suzzi è morto.

Detto Mamola.

Interpreto il silenzio attorno a questa triste notizia come una forma di riservatezza. Come l’intenzione di non voler disturbare. Caro Gabriele io ti conosco, tu non disturbi affatto.

Lo soprannominammo così per via della sua somiglianza col pilota motociclistico Randy Mamola. Era il 1979, avevamo 15 anni e noi ragazzini gravitavamo attorno all’officina di Mino, al Macello e Gabriele aveva sguardo, naso, capelli e lentiggini, la faccia da bambino insomma, di Mamola.

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MEMORIA DI UNA RINGHIERA

Un assolato giorno di luglio del lontano 1969

appoggiate a una ringhiera di montagna,una lunga fila….un po’ sgangherata di Guide dai tratti ancora infantili ed acerbi, sorride all’occhio della macchina fotografica di Don Angelo.
Le ragazze indossano divise fatte in casa da mani amorevoli di mamme o nonne, dolci visi mai dimenticati.
Ai piedi scarponi di pelle, ma di buon comando,durissimi,comprati in stok a prezzi di saldo….numeri diversi… ma tutte lo stesso modello….
in testa un misero baschetto blù da operaio metalmeccanico…. surrogato del mitico cappellone scout troppo costoso per tasche sempre vuote….
Al collo un improbabile fazzolettone scozzese primo e ultimo esemplare ormai estinto della famiglia scout casolana....
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il FILO DI ARIANNA

È una “tranquilla” mattina di aprile.
Appena sveglia apro Whatsapp e ci trovo già una cinquantina di messaggi sulla chat “supporto digitale”.
«Cancellate subito Zoom! È pericoloso!»
Zoom è un esemplare della misteriosa fauna di piattaforme che imperano in quest’epoca di scuola didattica a distanza.
Già, perché all’epoca del Coronavirus non bisogna solo inventarsi di una nuova vita all’interno delle mura domestiche, ma applicare tutte quelle nuove metodologie digitali per cercare di mantenere una qualche parvenza di normalità nel mondo della scuola.
Dobbiamo stare chiusi in casa? Apriamo Google e di lì su può andare dove si vuole. Anche a casa dei propri scolari che sbadigliando si presentano in pigiama col baffo color cioccolato e lo zucchero a velo sul mento....
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Cercando CASSIOPEA

In diverse occasioni mi sono soffermato ad osservare la volta celeste con le mie bimbe. Ho cercato, con l’esempio, di trasmettere loro questo interesse, senza pressioni e con semplicità. Abbiamo osservato assieme l’eclissi di luna con un piccolo cannocchiale montato su di un cavalletto e, come tutti, la nostra famiglia ha dedicato alcune porzioni di notte estive alle stelle cadenti. Altre volte invece ci siamo soffermati ad individuare alcune costellazioni. Al loro quesito di come facessi a riconoscere l’Orsa Maggiore, Cassiopea o la Stella Polare rispondevo che, quando eravamo ragazzini, io e due miei amici salivamo di nascosto sul tetto piano di un acquedotto e, libro alla mano, ci dedicavamo a questa osservazione....
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LA GITA A MARRADI

Mia madre non so come si accorse che io e mia sorella avevamo i piedi piatti.

Un mattino di febbraio ci svegliò prima del solito e camminammo di fretta fino alla corriera. Noi con i cappottini che ci avevano passato i nostri cugini più grandi, la cuffia in testa, le gambe nude. Lei, annodato sotto il mento, per ripararsi dall’aria e come unica sommessa eleganza, un velo in testa.

Appena rinnovati quei paltò, mia sorella esclamò:

-È sporco!- indicando la manica del mio.

La mamma si chinò e provando a togliere la macchia con le unghie, fece occhiolino a Giovanna e disse:

-Nessuno se ne accorgerà....
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La scuola al tempo del Coronavirus

È una “tranquilla” mattina di aprile. 

Appena sveglia apro Whatsapp e ci trovo già una cinquantina di messaggi sulla chat “supporto digitale”.
«Cancellate subito Zoom! È pericoloso!»
Zoom è un esemplare della misteriosa fauna di piattaforme che imperano in quest’epoca di scuola didattica a distanza.
Già, perché all’epoca del Coronavirus non bisogna solo inventarsi di una nuova vita all’interno delle mura domestiche, ma applicare tutte quelle nuove metodologie digitali per cercare di mantenere una qualche parvenza di normalità nel mondo della scuola.
Dobbiamo stare chiusi in casa? Apriamo Google e di lì su può andare dove si vuole. Anche a casa dei propri scolari che sbadigliando si presentano in pigiama col baffo color cioccolato e lo zucchero a velo sul mento....
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Le Suore DOROTEE ringraziano

Riportiamo con piacere una lettera  inviata da Roma da suor Ritalberta  (archivista storica dell’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea) a Sandra Landi per ringraziare Lo Spekkietto , anche a nome della Madre Generale e di tutte le consorelle, per l’articolo sulla “Fabbrica delle suore” pubblicata nel numero scorso

ISTITUTO  DELLE SUORE MAESTRE DI SANTA DOROTEA
Roma , 30 Novembre 2019

Carissima Sandra,
ancora un cordialissimo grazie per la rivista “Lo Spekki(ett)o” che mi hai mandato.
Anche la madre generale e le consorelle hanno letto con piacere l’articolo “ La fabbrica delle Suore”, che rievoca un periodo importante vissuto dalle nostre suore che erano a Casola e altrettanto importante per le tante ragazze del paese o delle frazioni circonvicine che frequentavano i laboratori di maglieria o confezione....
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Toronto, anno 2017

Con stanza all’angolo, dietro la luna. Lontano da quella sfera, su cui viviamo sotto falso nome.

Partirono in 20, sotto le ali protettive della Dea Transit, quella dell’Air. Attraversarono l’Atlantico evitando burrasche, tempeste, creature mostruose… Superarono l’ostacolo della mancanza delle cuffiette, e dello schermo tv… Cioè, dello schermo tv… ibernandosi per grossa parte del viaggio. Sbarcarono dopo ore, su territorio Canadese, alcuni con molta fatica. Lo stato di ibernazione raggiunto durante il volo, per alcuni aveva raggiunto livelli quasi irreversibili. A terra, una gran foglia di acero, rossa, ospitale, egualitaria, empatica.

Base a Mississauga. Una città sobborgo. Strade dritte, lunghissime. Che attraversano un gruppo di grattacieli altissimi, con tantissime finestre.

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Al di là del mare

Al di là del mare le terre bruciano

bruciano le case, i campi, i raccolti, le provviste.

Al di là del mare qualcuno piange, ma noi non lo sentiamo

Noi non lo ascoltiamo

Al di là del mare qualcuno scappa

E corre più veloce che può

Le mani si uniscono, si aiutano, si fanno forza.

Una mano grande può contenere una mano piccola, che arranca, che fatica.

A volte alcune mani restano sole e si fermano.

Al di là del mare qualcuno lascia tutto, prende con sé quel poco che può essere utile

Che può servire al di qua del mare.

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Aloha Hawaii

Aloha, Hawaii…

A cambiare tutto, fu semplicemente la magica visione del tramonto sull’oceano. Dell’orizzonte che incendia e colora di rosso, il silenzio che precede la notte. Isola di O’ahu, quella di Honolulu e Big Island, quella del grande vulcano.

Fluttuanti come piccole lanterne, scesero il cielo e si appoggiarono dolcemente sull’acqua che circonda quelle insieme di rocce vulcaniche, che galleggiano in mezzo all’Oceano Pacifico.

Qui, la natura, ha uno spirito indicibilmente grande. Alcuni scorci, sono come piccoli momenti magici del sentimento che nasce, e si dilata all’infinito. Ci sono angoli che creano una molteplicità di suggestioni, significati. E se la nostra esistenza stesse tutta qui?

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