POLITICALLY CONNECT

Il mondo della politica ha da sempre seguito l’evoluzione (o involuzione, scegliete voi) delle vie di comunicazione, dalla radio alla televisione fino ai social dei nostri giorni.

Questi potenti mezzi di informazione (o disinformazione, scegliete voi), oltre ad averne cambiato il linguaggio verbale e non, hanno finito con il modificarne pure i contenuti. Nelle piattaforme online non è tanto l’immagine (come accade nella televisione) ma la personalità a dover emergere – come dice lo scrittore Nicolas Carr, “Lo spazio mediatico è finito nelle mani di politici più punk che pop”. Una personalità viscerale ed emotiva, la ragione e la moderazione sono ormai fuori moda e tremendamente noiose per quei potenziali elettori che navigano distratti sui loro smartphone, è più facile e immediato recepire un messaggio che sia bianco o nero, le sfumature non sono contemplate, post che vengono letti, condivisi e in un batter d’occhio dimenticati.

Credo che quando i politici si affidano ai social spesso non lo facciano per diffondere effettivamente un messaggio ma, appunto, far conoscere la propria personalità ed il loro vissuto quotidiano – come fanno gli influencer, personaggi che attraverso la propria popolarità in rete indirizzano i comportamenti di utenti e potenziali consumatori.
Questi mezzi diventano non più mezzi, appunto, ma fini. Ci ritroviamo bombardati di foto al ristorante o in spiaggia di personaggi della politica, tra un Mojito al Papete e un hamburger a Manhattan. Vengono meno le ideologie del passato: è un fenomeno che si presenta tanto a destra quanto a sinistra. Vi è l’esigenza di sentirsi come il cittadino comune, di essere vicini all’elettorato in quella grande piazza virtuale, dove viene a mancare quel filtro critico che dovrebbe spettare agli esperti o ai giornalisti, sempre più spesso etichettati come “professoroni”. Viene a saltare qualunque mediazione, e resta l’illusione di avere un contatto più autentico e diretto con i personaggi della politica.

Quando la politica si sposta dal mondo reale a quello virtuale, i like vengono considerati voti, le dirette Facebook interviste, e i post articoli di giornale – quando ciò accade non sono i social ad essere al servizio della politica, è la politica al servizio dei social.

 

Stefano Rossi