Route 2019 clan OMBRE MOBILI
Route estiva 2019 -Alta Val Formazza(VB)
Eccoci di nuovo qui a raccontarvi delle nostre vacanze di Clan e la fine di questa mia bellissima avventura durata tre anni.
Beh, fa un po’ strano scrivere della mia ultima Route in questo momento…mi ritrovo qui su un treno a tirar le fila di un cammino, un ultimo cammino…e devo dire che non è proprio semplice.
Ma bando alle ciance, veniamo a noi!
Era il 10 d’agosto, un giorno come gli altri, ognuno stava preparando il proprio zaino come ogni anno; c’era chi si disperava per il peso esagerato, chi si dimenticava i condimenti per i pranzi e le solite cose…insomma, la solita routine del giorno prima.
Fatto sta che, tutto d’un tratto, Pozzi ci ha avvisato che la partenza del nostro viaggio sarebbe stata anticipata al mattino del giorno successivo( anziché il pomeriggio ), c’era il bisogno di iniziare a camminare il prima possibile per raggiungere il rifugio CAI Somma ed evitare la tempesta.
E così, dopo qualche ora di macchina, ebbe inizio il nostro cammino.
Siamo partiti dalla diga di Morasco all’altezza di 1815 m s.l.m. e la prima meta si trovava 746 m più in alto a 2561m s.l.m.
Diciamo che l’ascesa al Somma è stata impegnativa fin dal principio, il dislivello era parecchio e la lunghezza d’aria che divideva il rifugio dalla diga era relativamente piccola…quindi per proprietà transitiva le salite si sviluppavano particolarmente in verticale, gole ripide, gradini di roccia da salire e per contornare il tutto una bella coltre di nebbia che ci limitava la vista a qualche metro dai nostri musi.
Dopo aver rischiato di smarrire la strada a rendere il percorso ancora più complicato è stata
la pioggia da cui stavamo “scappando” che in poco tempo si è trasformata in un vero e proprio temporale.
C’erano tutti i buoni propositi per un cammino disastroso, ma non ci siamo persi d’animo e siamo andati avanti, o meglio…in alto, passo dopo passo con la pioggia che batteva forte sulle nostre teste e ormai aveva vinto gli impermeabili, gli scarponi erano fradici e il freddo della montagna ci stava sfinendo.
Passate circa tre ore e mezzo di cammino misto a mosca cieca ecco lì davanti a noi il rifugio;
non ci sentivamo più le gambe e le mani, ma ce l’avevamo fatta e questo ci bastava…
Il secondo giorno, a causa del maltempo, siamo rimasti dentro al rifugio e abbiamo svolto qualche attività legate al tema della Route (“La gabbanella e il gatto”) e di percorso personale. Abbiamo inoltre condiviso buona parte del nostro tempo con lo staff del rifugio che oltre ad essere ottimi cuochi si sono dimostrate persone cordiali e simpatiche la cui compagnia è stata veramente piacevole.
Al disperdersi delle nuvole e della pioggia è arrivato il momento di ripartire senza perdere altro tempo.
Il percorso si sviluppava lungo la diga e la costa del Lago dei Sabbioni per poi risalire tramite un sentiero in direzione della Svizzera.
I miei compagni di viaggio erano tutti pronti a camminare, a parte il sottoscritto…il freddo aveva avuto la meglio ed era arrivata una bella febbre. Per fortuna la strada non era impegnativa e anche io, malgrado il tutto, sono riuscito ad arrivare alla seconda destinazione: il rifugio “Claudio e Bruno” dell’Operazione Mato Grosso dove durante il corso della giornata abbiamo prestato servizio trasportando sacchi di sabbia pesantissimi dalle “grotte di ghiaccio” fino al rifugio.
Il mattino seguente il Clan si è fatto una bella escursione fino alla cima del Blinnenhorn (3374m s.l.m.) ed è giunto fino al confine con la Svizzera tramite un sentiero particolarmente duro e ripido, lassù in cima la vista era incredibile…ci si trovava sopra ad ogni cosa e lo sguardo arrivava lontano raggiungendo le grandi cime delle alpi..
Beh, che dire…mi sono dovuto accontentare delle foto e dei racconti per colpa di quella febbre…li ho inviati veramente molto…
Passati i due giorni di pernottamento, e passata la febbre, abbiamo ripreso il cammino verso un’altro rifugio OMG (il “3A”) posto a 2960 m s.l.m.. Durante la salita ci siamo incrociati con un gruppo di stambecchi che se ne stava sopra uno sperone di roccia.
A quell’altezza il freddo si fa sentire e ad agosto la neve resta ancora attaccata sulle schiene dei monti, un paesaggio stupendo che ripaga ogni fatica.
Durante il pomeriggio ci siamo dedicati a momenti di progressione personale, un’accanita partita a ruba bandiera e per concludere in bellezza due nuovi bans insegnati dal Don che, abbiamo scoperto essere un ottimo ballerino.
Siamo quasi giunti alla fine di questa Route e come la gabbianella che ha imparato a volare da sola è arrivato il momento per me ed Enrico di prendere la Partenza, di chiudere un cerchio e prendere una nuova strada.
Scendendo lungo una morena e attraversando la piana dei camosci siamo giunti all’ultima delle nostre mete, il rifugio “Città di busto” sul limite di un altopiano a 2480 m s.l.m, dove sono iniziati i preparativi per la nostra partenza.
Io ed Enrico ci siamo allontanati durante il pomeriggio insieme ad un “Ritter Sport” alle nocciole a testa, un carnet con dei testi appositamente preparati da capi in vista della nostra decisione, fogli e una penna per scrivere una lettera d’addio al nostro Clan.
La partenza è un momento tanto pieno di emozioni quanto complicato; è un fare capo non solo a questi tre anni, ma più o meno a tutto il percorso scout.
Per me ed Enrico significava fare i conti con 11 anni della propria vita, in tutto questo tempo ne succedono di cose: si impara, si cambia, si cresce, ecc…, e una bella parte di questi eventi avvengono grazie allo scoutismo.
Quindi prendere la Partenza è anche un prendere atto della propria crescita, dell’essere persone più mature rispetto al passato; è un’ “esser pronti” e “fare del proprio meglio” di fronte a ciò che ci si incontrerà lungo la propria strada.
E’ stato veramente difficile scrivere quella lettera, c’erano così tante cose da dire e mi sarebbero voluti un altro paio di giorni per scriverla e qualche decina di foglio in più…
Al tramonto abbiamo raggiunto il resto del gruppo per la messa, la cena e l’ultima arena serale godendoci insieme le ultime ore di questa avventura.
Appena il sole è iniziato sorgere le nostre sveglie sono suonate per dare il via alla cerimonia della Partenza; era veramente un freddo cane, quel tipo di freddo che non ti da pace ed entra sotto la giacca senza pensarci due volte.
Bene, era il nostro momento.
Siamo entrati nel cerchio in mezzo a tutte quelle persone che fino a quel momento ci avevano accompagnato lungo la strada e in mezzo a quel mucchio di emozioni, magoni e sorrisi siamo diventati due Scout a tutti gli effetti; durante la cerimonia è stata rinnovata la nostra promessa, poi ci sono stati donati i cinque simboli legati alla partenza (la Forcola, il sale, la luce, i nastri omerali e la Bibbia) e per concludere abbiamo letto le nostre lettere d’addio al Clan.
E’ stato un momento unico e pieno…non saprei come descriverlo in altro modo.
Prima di partire per la nostra strada ci siamo scambiati un abbraccio e qualche lacrima, quelle lacrime belle…belle da ricevere…
Poi via a spingere i propri passi sulla strada, passando tra i rovi e l’erba alta.
Via, verso una nuova avventura.
Luca Geminiani