Autore: Lo_Spekkietto

La memoria perduta

Il raduno e la sfilata dei reduci dei Granatieri del Gruppo di Combattimento Friuli, avvenuto domenica 15 settembre, sollecita una riflessione. Come nei precedenti raduni, compreso quello per l’inaugurazione della lapide ai caduti del Reggimento San Marco, a parte i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni d’arma locali, espressamente invitati, si notava la pressoché totale assenza ed indifferenza dei casolani.
Una situazione che ingenera nei partecipanti non casolani ai raduni una considerazione negativa sulla popolazione di questo paese, che appare poco sensibile, se non indifferente, nei confronti di chi ha combattuto o dato la vita per la liberazione di Casola Valsenio.
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GIUSEPPE IN BOLIVIA

Ciao sono Giuseppe Ridolfi e scrivo dalla Bolivia, non so se possa interessare, io vivo qui in Sud America da piu di 3 anni. Sono partito per fare il volontario in un orfanato di bambini qui a Cochabamba, mi ha dato questa grande possibilità Sandra Landi. E’ stata una bellissima esperienza, sono stato 6 mesi in questo hogar, qui la vita è molto difficile, non esiste quasi nulla.

Venendo qui si può comprendere cosa è il colonialismo e gli effetti di ciò che è stata la dominazione spagnola e quella nord americana, l’esplottamento delle persone nelle miniere. Qui è pieno di miniere di tutti i tipi, la Bolivia è il primo produttore al mondo di stagno, argento e di molti altri minerali in forma minore, qui esiste la riserva di litio più grande del mondo ma non esistono i soldi per trasformare questa miniera per esempio in batterie.

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LE SUORE DI S. DOROTEA ABBANDONANO CASOLA VALSENIO

Ci siamo illusi fino agli ultimi giorni. Forse resteranno, forse hanno capito che anche se anziane possono fare ancora del bene in paese. Che le suore siano soggette alle regole è cosa ovvia. Il cambiamento di sede dopo un qualche anno, è di rutine per tutte, ma le nostre suore erano qui da noi da decine d’anni. Sr Irma da sessant’anni addirittura. Una vita. Poi improvvisamente la comunicazione che il convento viene lasciato vuoto fra breve. Certo che ci siamo dati da fare per scongiurare la chiusura. Da Casola sono partite petizioni con ben 650 firme. Alla Provinciale prima poi alla Generale si sono fatte pressioni, ma inutilmente.
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Diego, raccontaci come è nato il Casola….

Mi è stata formulata una domanda e come tale comporta una risposta. Che soddisfi è nelle mie intenzioni anche se non posso garantire la sola verità. Di ufficiale non c’è traccia alcuna e d’altro canto come era pensabile progettare la nascita di una società che avrebbe svolto la sua attività all’aria aperta e con misure di un certo rilievo?

Nell’immediato dopoguerra con uno spiazzo assai somigliante ad un campo sportivo si instaurò una polemica a livello comunale tra chi sosteneva l’utilizzo dello sterro nuovo come campo sportivo mentre la controparte propendeva per una coltivazione di patate. Che vinse e chi risultò sconfitto non ha importanza perchè trovarono un accordo su di una formula di compromesso: in attesa di una nuova destinazione il calcio si sarebbe praticato nello sterro nuovo.

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LA FESTA DEL CASOLA

C’ero anch’io il 5 aprile scorso e c’ero anche il 5 maggio (non per festeggiare il “compleanno” dell’Inter..). Dopo quello che avevo passato l’anno prima mi ero autoimposto di non assistere più a nessuna partita, ma le “spinte” di alcuni amici che giocano (Toto, Pepi, Claudio e Pier) mi hanno portato agli Olmatelli per vedere il match della matematica promozione in 1^ categoria. Ho applaudito! Per i goal di Cristian! Per quel meraviglioso assist di Pepi (dalla tribuna tutti urlavano TIRA, TIRA).. e lui inventava la pennellata! Per le geometrie di Toto! Per l’emozionante tensione e le goffe sgaloppate porta-borracce di Pier!
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Sette strade misteriose con le streghe senza scope…

“Conosco una vecchia storia che narra di un luogo misterioso, dove oramai è rimasta solo una vecchia casa abbandonata, in cui tanto tempo fa, in notti speciali, accadevano strane cose e si sentivano rumori sinistri e nessuno ha mai capito esattamente da dove provenissero, ma se ci si avvicina in quei particolari momenti si dice che ancora ci si sente…”

Chi non ha mai udito pronunciare queste parole in notti misteriose, dove ci si ritrova con gli amici, magari attorno ad un fuoco, e ci si raccontano le famose “storie di paura”? In quelle situazioni di leggende se ne raccontano per tutti i gusti, forse i più bravi narratori aggiungono particolari fantasiosi, ma di sicuro ci si stringe molto vicini perché ce ne sono alcune che fanno veramente rabbrividire.

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NASCE IL PARCO REGIONALE DELLA VENA DEL GESSO ROMAGNOLA

Dopo oltre venti anni di discussione animata che ha coinvolto le comunità locali, le Province, il mondo ambientalista, quello agricolo e le associazioni venatorie, il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola è finalmente legge regionale.

Il Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, ha, infatti, approvato nella seduta del 14 febbraio 2005 l’ istituzione del Parco che si sviluppa su oltre 6.000 ettari nei Comuni di Brisighella, Riolo Terme, Casola Valsenio, Borgo Tossignano, Fontanelice e Casalfiumanese.

Le aree destinate a parco sono circa 2.000 ettari, distribuiti per due terzi nel territorio della provincia di Ravenna e per un terzo nella provincia di Bologna, mentre le zone di pre-parco e le aree contigue saranno circa 4.000 ettari.

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UNA FERITA SULLA PARETE

Era da dire che prima o poi sarebbe successo. No, non è l’epilogo di una morte annunciata, ma solamente la “dura” legge di Madre Natura. Ho visto le foto della frana su internet ed ho ricevuto alcune telefonate da amici e parenti i quali mi hanno confermato le impressioni che già “Romagna 72” ha riportato sul sito.
Devo dire che mi fa un po’ effetto vedere quella parete rocciosa ferita da una frana e non perché non mi sia mai capitato di vederne una (ci mancherebbe altro!) ma perché quell’imponente muro di marna e arenaria, costruito con tanta pazienza nel corso della storia della Terra, mi era, o meglio lo è ancora, un po’ familiare

Tante volte mi sono infatti soffermato ad osservarla dalla terrazza di casa mia, durante una fredda serata invernale o in un caldo pomeriggio estivo, oppure durante le pause di studio a fumare una sigaretta.

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Europei 2004: la delusione azzurra

Mercoledì 23 giugno 2004: sono le 9 di mattina e i miei vicini di lavoro non fanno altro che discutere sull’eliminazione della nostra nazionale, bla bla bla…., doveva mettere su Di Vaio, Totti è ridicolo, Vieri una mongolfiera (in tutti i sensi, statico e grasso), Materazzi fa schifo, Del Piero dov’è (se in Portogallo è venuto…).
Ma non c’è troppo da stupirsi se l’avventura europea è terminata così prematuramente: da quanto tempo non vediamo giocare veramente bene quei campioni strapagati provenienti dal nostro campionato?

Probabilmente dalla finale del 2000 contro la Francia (o se volete dal 4-0 contro la fortissima Tunisia).

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Legge anti-fumo

Il tabacco è stato importato in Europa intorno al 1590 dal navigatore e scrittore, Walter Raleigh, prese il nome di “erba della regina” per le molteplici virtù terapeutiche che le attribuivano, al punto che veniva persino consigliata nella cura dell’asma. Penso che fosse entusiasta per aver importato una nuova merce di altissimo potenziale redditizio, senza sapere che un giorno proprio il suo tabacco sarebbe stata una “droga” per i consumatori.
Nel 1843 venne prodotta in Francia la prima sigaretta, dalla Manifacture Français des Tabacs, e da quel giorno la produzione industriale non si è più fermata, c’è stato un lieve calo di consumo nei Paesi industrializzati, compensato da una maggiore attenzione delle industrie manifatturiere del tabacco, rivolto al mercato dei Paesi in via di sviluppo.
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Che acqua beviamo? La societa’ HERA risponde

Come annunciato nel numero precedente, pubblichiamo le risposte alle domande rivolte alla Società HERA in merito al bacino del Rio Cestina e della gestione della sua acqua. Ringraziamo per la disponibilità la Dott. Isabella Data e il Dott. Tedioli Giovanni, dipendenti della Società Hera Ami s.r.l. che gentilmente hanno risposto alle nostre domande.
– I bacini della Cestina di Baffadi che estensione d’utenza servono?
Dott.ri: Direi che gli utenti serviti dall’acquedotto civile di Casola Valsenio sono circa 1200.
– Perché nonostante questi bacini siano pieni, continuiamo a prelevare acqua dal fiume Senio?
Dott.ri: I bacini invasano l’acqua proveniente dal Rio Cestina in un sistema di due bacini in serie della volumetria complessiva di circa 25000 metri cubi....
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