Il libro scritto dal giovane rivolese Martino Savorani – Da un paese lontano è il titolo, il Filo di Roma l’editore – è un libro composito e vario, nella forma come nel contenuto.
La forma: sette racconti molto brevi – qualche pagina appena a raccontare un frammento di storia – aprono il volumetto, che si conclude invece con due racconti di più ampio respiro, una trentina di pagine articolate in alcuni capitoletti.
Il contenuto: le storie raccontate hanno ambientazioni diverse tra loro – dagli Stati Uniti a Faenza a campagne vs. città non meglio identificate – così come a generi differenti possono essere ascritti i racconti di Savorani, che passa dal frammento realistico di vita quotidiana al fantastico, fino ad approdare nell’ultimo testo, La storia di Tom Cavallari, all’horror a rischio splatter, evitato però grazie a una decisamente più interessante escursione nei territori postmoderni della metaletteratura (la vita reale che, più immaginifica della letteratura stessa, si fa testo, scritto da mani sconosciute, nato anzi dalla forza evocativa degli oggetti quotidiani e concreti, in questo caso l’abitazione del protagonista, non contenitore ma vera e propria generatrice di storie fantastiche).
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