CASOLA, una Comunità
La prima reazione è stata la paura; si è trattato di una forma di paura feroce, per i propri cari, per la propria casa, per i propri animali; poi, una volta che per fortuna la maggior parte di noi che abitiamo in paese ha constatato che non aveva avuto danni, c’è stato un momento di torpore, ma è bastato vedere che la macchina dei soccorsi era partita ed in moltissimi hanno dato la propria disponibilità a dare una mano, in mille modi diversi. Il viavai di camion dei pompieri, di automezzi della Protezione Civile, il frastuono degli elicotteri sono stati una sorta di richiamo sonoro, un appello involontario alla popolazione casolana.
Un mosaico
Pian piano il mosaico di Casola, scomposto a causa delle frane e delle interruzioni di strade, si è ricompattato e ciò è stato possibile grazie alla resistenza di tutti coloro che stanno vivendo in isolamento e grazie alla rete di persone che hanno deciso di spendere tempo, forza ed energia per dare una mano.
L’immagine del mosaico è quella che meglio raffigura quanto è accaduto e quanto sta accadendo; la complessità dell’aiuto infatti interessa tutti i settori della vita casolana ed anche se c’è una scala di priorità, come è giusto che sia, l’importante è che il quadro complessivo abbia una forma. Anzitutto le figure esperte e competenti hanno agito per mettere in salvo tutti coloro che erano in pericolo e per raggiungere le persone isolate; per fortuna ad un certo punto qualcuno ha scritto “Ci siamo tutti” nel senso che non risultavano persone decedute o disperse; poi in molti si sono chiesti che cosa si poteva fare, come ci si poteva rendere utili. È in quei momenti che ti rendi conto che una comunità è una specie di macchina complessa che per funzionare bene ha bisogno dell’aiuto di tutti; c’è bisogno di organizzare il centro di accoglienza, c’è bisogno di dare un letto e un pasto agli sfollati e a tutti i soccorritori, c’è bisogno di pulire i bagni e di fare i camerieri, c’è bisogno di fare sorveglianza notturna al centro sfollati, c’è bisogno di sistemare gli aiuti alimentari che devono essere consegnati alle famiglie isolate, c’è bisogno di spalare un po’ di terra qua e là, c’è bisogno di fare piccole manutenzioni, c’è bisogno di aiutare di organizzare il mangime, c’è bisogno di costruire i recinti per gli animali che hanno trovato riparo nel Parco Pertini. C’è bisogno anche di documentare quanto sta accadendo. C’è bisogno anche di pensare ai bambini che da tanti giorni non vanno a scuola ed è bello offrirgli un momento di aggregazione. C’è bisogno anche solo di dire qualche buona parola a chi si trova in una situazione difficile.
Comunità
Chi ha fatto tutto questo e lo sta facendo e lo farà ancora, è spinto da una molla interiore che è difficile da identificare con esattezza: molti lo fanno per amore del proprio paese, molti lo fanno perché si sentono fortunati a non essere stati toccati pesantemente dagli eventi, molti lo fanno per spirito di servizio nei confronti di chi ha bisogno, chiunque sia. Una differenza sta qui, si tralasciano le distanze e ci si avvicina agli altri: lo si può fare con il cuore, con le mani, con le parole, insomma, con ciò che si vuole.
L’associazionismo
È stato importante vedere come l’associazionismo sia uno dei motori del paese casolano; non che avessi qualche dubbio in proposito, ma è un fatto straordinario, straordinario nel senso letterale di fuori dall’ordinario, vedere contemporaneamente tutte le associazioni di Casola operare insieme, coordinarsi e supportarsi per fare il bene di tutti. Non faccio l’elenco delle associazioni perché rischierei, involontariamente, di dimenticarne qualcuna e sarebbe un errore imperdonabile; meglio dire grazie a tutti perché intanto chi fa il volontariato, lo fa perché sente che è la cosa giusta.
Per il domani c’è speranza
In questo punto scendo sul personale: mi ha fatto molto piacere che a guidare alcuni gruppi di volontari “Per Casola” siano stati dei ventenni e mi ha dato un profondo senso di speranza per questo paese avere la certezza che tanti ragazzi e ragazze sentano forte il senso di appartenenza a Casola; sono tantissimi i ragazzi che hanno deciso di restare qua e di fare la differenza. Fare la differenza significa portarsi sulle spalle la fatica di vivere in un paese che a volte avverte una certa distanza con le città, ma con la consapevolezza che tutto quello che si fa qui rimane qui, non si disperde in mille rivoli lontani; l’attaccamento al territorio non ha nulla a che fare con quella specie di gara a sentirsi diversi o migliori, l’attaccamento è un sentimento che nasce dall’amore che provi per qualcosa e ti fa rinunciare a comodità e vantaggi in favore della certezza che il tuo aiuto e la tua presenza possono appunto fare la differenza. Qui da noi, a Casola, quella che è stata ingaggiata contro il disastro, è anche una lotta contro la paura dello spopolamento, contro la paura dell’abbandono delle campagne e del paese, contro la paura dell’abbandono di una storia.
E allora ben venga che siano i giovani a prendere in mano le redini della situazione per immaginarsi il futuro del paese perché in queste settimane dolorose hanno dimostrato di avere la forza e la volontà necessarie.
Riccardo Albonetti