Passeggiata sulle frane

Dopo quattro giorni dal diluvio cercavamo un passaggio, un varco  per fare quattro passi fuori dal paese. Come dal nucleo di una stella diventato un po’ stretto  cercavamo raggi di uscita.  Andare verso Palazzuolo  era  impossibile per la casa semidistrutta e la frana al ponte del  Formichino e per la gigantesca massa di terra precipitata sulla Casolana all’altezza delle Case Bruciate. Verso il ponte di Arsella la sbarra vietava di inoltrarsi per le frane e c’era qualcosa di spaventoso già nelle poche notizie raccolte su ciò che era successo ai Dilatti. Nella strada di Prugno avevi  fatto neanche quattro passi verso il giardino officinale e ti dovevi fermare. L’unica strada percorribile ci sembrava la via per Pagnano,  anche se sapevamo che si arrivava poco oltre la terra di Pedoni, dopo la salita. Rimanere in paese, andare avanti indietro per via Roma, vedere lo stralunato panorama delle frane dal piazzale antistante la piscina e poi tutte le altre a 360 gradi, ci aveva angosciato. Prendiamo la via per il ponte della Soglia e, passo dopo passo, saliamo  e scopriamo  un po’ alla volta i cambiamenti provocati da questo eccezionale maltempo : un ruscelletto insignificante, di solito appena visibile,  ha allargato il suo letto ed ha portato giù sassi, massi,tronchi e rami,  un salto d’acqua silenzioso , quasi uno spruzzo ,  è diventato una cascata spettacolare, un campo è diventato un canyon, una strada è diventata un bosco. Luoghi familiari diventati indecifrabili, diversi, sconosciuti. Arriviamo da Peco, alla Soglia. Di punto in bianco avvertiamo un’attività, un lavorio,vediamo una piccola folla di persone.  All’opposto dell’immobilità del  paese e del senso di attesa  degli sfollati dalle case abbandonate in fretta e furia la notte del diluvio, avvertiamo  un lavoro febbrile. Ci raccontano  del proposito di fare uno stradello di raccordo sopra la strada franata, per permettere ai tacchini di un allevamento a monte di Pagnano di restare vivi…. naturalmente portando il  cibo. Quindi, priorità, la strada: trattore, ruspa, camion di  ghiaia, è domenica, ma si lavora alacremente  con le energie dei giorni di più duro lavoro. I vestiti della festa… no, il riposo settimanale… no,  tutti in tuta da lavoro, anche le signore bionde. Si devono prendere velocemente  le decisioni necessarie per risolvere i problemi più urgenti,  in primis  il rifornimento di mangime…

Ricordano i momenti drammatici della notte in cui è franato il colle  a ridosso dei capannoni e il lavoro incessante per rimuovere acqua e terra , acqua e terra, acqua e terra ….per lunghissime ore, per liberarsi così dai pericoli di crollo. Li salutiamo e proseguiamo. Auguriamo buon lavoro.

Troviamo franata la strada che va a Meleto: l’asfalto crepato verso il pendio, fratture  nei campi sotto la casa della nostra amica Valentina che non si sente abbastanza tranquilla nel ritornarci. Saliamo ancora, è caldo, le ginestre e le rose selvatiche sono in piena fioritura, qui c’è un profumo che sovrasta ogni immagine, anche  quel punto vicino a Meleto dove una spavalda frana si rivolge proprio verso Casola e chi la vede dal Muraglione strabuzza gli occhi perché sembra vertiginosa. Di qui non incute neanche tanto timore.

 Il nostro giro finisce per oggi!

 Due giorni  dopo ritorniamo perché vogliamo andare un po’ oltre Ceruno  per vedere il nostro orto. Subito  troviamo il nuovo stradello  per Pagnano in piena efficienza, con i trattori che vanno e vengono trasportando i  sacchi di mangimi riempiti dal camion parcheggiato nella piazzette antistante la biblioteca. I tacchini sono salvi! Poi ci accorgiamo che  la strada per andare allo Smuraglio è stata ripristinata allargandola  verso il monte.  Arriviamo alla Pace e prendiamo lo stradello per Ceruno che ci appare “in equilibrio” sulla frana .

Ci raccontano che lì di fianco una vecchia strada abbandonata poggia sulla roccia ed è diventata, in questi giorni, l’unico passaggio  per raggiungere il paese da questa parte delle colline. Di lì transitano i formaggi e il latte prodotti dall’azienda di Scania. A piedi o con un piccolo trattorino. Gli abitanti della casa La Pace non hanno mai visto tanta gente  come in questi giorni! Ed offrono da bere a chiunque!

 Prendiamo il sentiero che porta a Scania. Il silenzio è assoluto. I pascoli vuoti. I pendiii scendono, sono solcati da pericolosi cedimenti, neanche le capre vi possono andare a brucare l’erba. Proseguendo,  a destra compare la collina che sembra avere fatto,  anzi che sembra stia facendo dei passi scomposti  verso giù, verso la strada. Passi pesanti da gigante spaventoso che ha fatto  tremare la stretta strada e l’ ha fratturata  in vari punti.  Diventa tutto più tormentato e minaccioso.  Alziamo lo sguardo nel sentire il volo incessante degli elicotteri, il panorama in lontananza sembra lo stesso, ma  appena abbassiamo gli occhi  notiamo i pezzi mancanti del paesaggio di sempre : la  strada, gli alberi, un ordine.   Arrivare ai Dilatti è come proseguire verso l’inferno per la devastazione, tutto è stravolto.

Pensiamo che vediamo queste cose in questa zona ,  ma è così in ogni altra località del nostro comune, a destra , sinistra ,davanti, dietro di noi, a est, a ovest, a sud,  a nord,  perché le frane circondano Casola Valsenio, non hanno risparmiato niente !

Torniamo indietro, alla Pace ci avevano invitato a dissetarci, è caldo infatti, d’improvviso sembra essere arrivata l’estate. Mentre beviamo arriva  un gruppo di geologi ed esperti della Protezione Civile che parlano di caldo, di frane ….ma anche di come con una gestione non burocratica della ricostruzione  si potranno mettere a posto le cose!  Loro lo sanno e noi ci fidiamo!

Intanto, mentre noi facciamo  questa strana passeggiata , l’opera tenace ed intraprendente delle persone che lavorano sulle colline prosegue!

                  Paola Giacometti