HILL PARTY STAFF, dal 1999
Come ben sappiamo la realtà casolana vanta di numerosissime associazioni di volontariato, una risorsa preziosissima per l’intera comunità. Associazioni di ogni genere: culturali, ricreative, a sostegno della persona, sportive… chi più ne ha più ne metta. Associazioni che non sono solo un nome o un servizio, ma sono persone, volti, caratteri e passione a cui dobbiamo dire grazie ogni giorno per l’impegno, la dedizione e il tempo speso per il bene comune.
Possiamo dire che una buona percentuale di casolani sia impegnata nell’associazionismo e tra questi ci sono pilastri che nonostante i cambiamenti nelle loro vite e i ricambi generazionali continuano a fare la propria parte nel mondo del volontariato da innumerevoli anni e che danno un contributo fondamentale nel mantenere vive e attive queste associazioni.
Lo Spekkietto desidera dedicare uno spazio e un ringraziamento a queste “colonne portanti”. Ogni nuovo numero del giornale avrà uno spazio in cui questi veterani irriducibili ci racconteranno le loro esperienze e la forza che li spinge a non mollare dopo tanti anni di servizio gratuito.
In questo numero intervistiamo Andrea Turrini, co-fondatore e presidente dell’associazione culturale Hill Party Staff, che ringraziamo per la disponibilità nel regalarci il suo tempo.
Andrea, da quanti anni fai parte dell’Hill Party?
Ne faccio parte dall’inizio dei tempi, dal 1999. L’Hill Party è nata da un gruppo di amici con l’idea di fare una festa la sera prima della Festa di Primavera con la finalità di donare l’incasso alla Pro-Loco per contribuire al finanziamento della costruzione dei carri.
Quindi l’Hill Party esiste da ben 25 anni! Raccontaci un po’ di storia.
Si, possiamo dire che è nata nel 1999 in occasione di quella festa. Inizialmente lavoravamo come gruppo liberamente costituito (all’epoca si poteva), poi abbiamo fondato ufficialmente e regolarmente l’associazione l’11 settembre 2001. Di tutto il gruppo fondatore, a seguito dei vari ricambi generazionali, siamo rimasti solo in due, io e Rodo (Manuele Visani).
Il nome nacque per caso, a tre settimane da quella prima festa non sapevamo ancora come intitolarla, ci sarebbe piaciuto chiamarla “Sagra della Collina” ma esisteva già una festa con lo stesso nome a pochi km da Casola, allora abbiamo semplicemente tradotto il nome in inglese.
Decidemmo di mantenere lo stesso nome anche per l’associazione senza motivazioni particolari.
La prima festa fu organizzata letteralmente con zero risorse economiche, il primo biglietto, scritto a mano su un logo tribale fatto da Fabiola Tagliaferri, lo fotocopiammo noi senza nemmeno andare in tipografia!
La tensostruttura ci fu gentilmente prestata dall’ARS di Riolo Terme.
La festa andò molto bene oltre qualsiasi aspettativa. Incassammo una bella cifra e fu per noi una grande soddisfazione dare una mano alla Pro Loco che stata vivendo un momento di crisi di liquidità.
Sempre lo stesso anno organizzammo un’altra festa a settembre al vecchio campo sportivo (zona Olmatelli), il pomeriggio della festa ci fu un acquazzone e a differenza di oggi non c’erano i social dove poter comunicare che la festa si sarebbe svolta ugualmente, così mandammo degli sms per tutto il pomeriggio a un sacco di gente e la sera parteciparono alla festa circa 600 persone! Lo stesso anno ci fu al Cinema Senio la prima festa di Capodanno organizzata da noi.
A pensarci è davvero incredibile essere riusciti a organizzare delle feste così ben riuscite senza la minima risorsa economica.
Qual è il tuo ricordo più bello di questi anni?
Conservo nel cuore i ricordi delle organizzazioni delle feste dei primi anni. Rodo è sempre stato un genio nell’inventare i nomi, poi con Kekko (Francesco Rivola), Jari (Sbarzaglia) e Luca (Tronconi) si ideava il biglietto.
Lavoravamo per mesi, ma non sempre perché si trattava di lunghi lavori… a volte impiegavamo un mese per costruire una scenografia che poteva essere fatta in qualche giorno per il semplice motivo che ci piaceva tenerci impegnati e soprattutto impegnare i ragazzini più giovani… ogni tanto si prendeva una pizza, altre volte si facevano lunghe chiacchiere e così i tempi si dilatavano.
Anche questo è un modo di fare aggregazione e insegnare qualcosa ai ragazzi. Anche il fatto che non ci fosse mai una lira a disposizione non è stata una scuola da poco perché tutto quello che si riusciva ad ottenere lo dovevamo guadagnare con le nostre forze.
E un ricordo meno bello?
Un brutto ricordo è sicuramente quando nel 2011 siamo stati soggetti a un inaspettato controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate, ci controllarono le tre annualità precedenti. Fortunatamente eravamo in regola, ma per un lunghissimo periodo ci siamo dovuti fermare, abbiamo solo collaborato con altre associazioni ma senza comparire e questa cosa ci aveva messo abbastanza in crisi.
Ci racconti un aneddoto divertente?
Sicuramente quella volta in cui abbiamo coinvolto Giovanni Veggi, il Cè. Avevamo il nome per la festa, “Born to drink” ma ci serviva un testimonial per il biglietto. Ci venne in mente Giovanni! Sapevamo che tutti i giorni faceva il giro dei bar da Riolo a Casola e facendo una botta di conti a quell’ora lo avremmo potuto trovare a Borgo Rivola o al bar o alla pizzeria Delfino Blu. Lo trovammo proprio al Delfino Blu, ci presentammo con la liberatoria per l’utilizzo della sua immagine, gli spiegammo che volevamo una sua foto da mettere nel biglietto della festa e lui con stupore ci chiese il motivo. Quando capì che la festa si chiamava “Born ti drink”, nato per bere, esclamò <Alora l’é la mi festa!> (Allora è la mia festa!), gli offrimmo un prosecco per fargli la foto con il bicchiere in mano e mentre Kekko gli scattava la foto gli venne fuori questa affermazione: <E dutor e m’ha dèt che me sta roba che qué an l’avrèb gniac da vdè> (il dottore mi ha detto che io sta roba qui non la dovrei nemmeno vedere) e noi gli chiedemmo <E allora come fate?> <A sér i occ!> (chiudo gli occhi) rispose lui!
La sera della festa venne anche lui, salì sul palco e fu bellissimo. Gli regalammo un ingrandimento del biglietto e lui commosso ci disse che lo avrebbe spedito ai suoi figli in Svizzera.
Dal 1999 ad oggi sono cambiate tante cose, come vivi questi cambiamenti?
All’interno dell’associazione sono cambiate le persone, molti non vivono più a Casola, hanno lavori che li impegnano molto, hanno messo su famiglia e hanno dovuto abbandonare l’Hill Party. Siamo comunque un bel numero di volontari, io sono sempre il presidente e Davide Ceroni è il vice presidente.
Ci siamo accorti che qualcosa stava cambiando quando, dopo il periodo di ferma dovuto al controllo dell’Agenzia delle Entrate di cui parlavo prima, siamo tornati con la festa “Melasento” nel 2016. Era cambiato il target dei partecipanti, era cambiato il modo di porsi e questo ci ha innescato un grande interrogativo verso il futuro: cosa interessa oggi ai ragazzi?
Rispetto ai primi tempi è aumentata la burocrazia ed è cambiata anche la nostra modalità di lavorare. Ora collaboriamo con le altre associazioni attraverso il servizio bar, partecipiamo ad alcune feste del paese e ci concentriamo sul creare, in collaborazione con la Pro Loco, un evento all’anno un po’ più grande, “La Notte Viola”. Partecipiamo alla “Festa dei Frutti Dimenticati” gestendo l’area degustazioni e il cocktail bar inventando sempre nuovi cocktail a base di frutti dimenticati, è faticoso ma molto stimolante.
Cos’è che ti spinge ad andare avanti dopo così tanti anni?
Quello che mi ha spinto ad iniziare: trovare alternative per impegnare i ragazzi. A Casola ci sono realtà sportive e c’è il gruppo Scout, fanno un ottimo lavoro però magari non tutti i giovani sono interessati. Far parte di una associazione di volontariato è un bel modo di fare aggregazione e potersi divertire, nel nostro caso è un bel modo per far divertire oltre a noi anche il pubblico.
Negli anni passati abbiamo anche organizzato corsi da barman, a molti dei nostri ragazzi è servito anche nella vita per guadagnare qualcosina!
Al di là dell’Hill Party, se qualche associazione ci chiede una mano noi siamo disponibili. È importante supportarsi all’interno del volontariato perchè il volontariato in una realtà come Casola fa parte dell’anima del paese, ci sono molte associazioni che svolgono un lavoro fondamentale nell’offrire e garantire dei veri e propri servizi come la Confraternita di Misericordia, l’Auser, il Cinema…
Io ho 52 anni e spero di trovare un gruppo che voglia proseguire in quella che reputo una bellissima esperienza sotto tanti punti di vista. Chi vuole unirsi a noi è il benvenuto, siamo una alternativa a cui i giovani possono affacciarsi per avvicinarsi all’associazionismo.
A cura di Sara Acerbi