CAPPERI

Questo muro è proprio brutto, cosa ne pensi Augusto? E’ un muro così spoglio!
Sì, sì, ma è il muro della chiesa parrocchiale, brutto, ma utile, sempre stato così!!!
E’ sempre stato così spoglio, al massimo un po’ di parietaria, erbetta insulsa ancorchè medicinale!
Qui la lavanda o il mio lavandino non ci può proprio crescere!!!
Ho un’idea Augusto, che mi frulla in testa da un po’….Proviamo a seminare in questo muro…!
Come si fa a seminare in un muro? Hai voglia di scherzare? E’ contro la legge di gravità!!!
No, dico sul serio, se facciamo come fanno gli uccelli, mettono un seme in una crepa, tra un sasso e l’altro, lo spingono più in là che si può e poi lo lasciano andare …alla loro vita.. o alla loro perdita…….
– E allora cosa faresti?
– Ho dei semi di cappero, una decina, non di più, ci starebbero bene qui al sole dell’estate, io dico che nasceranno…E’ un muro molto esposto al sole, di sassi di fiumi, con delle belle fessure tra l’uno e l’altro, che potrebbero……
– Ma va là, che fantasticheria è, dicono che io sono visionario, ma te mi batti!!!
– Adesso metto il seme più in profondità che si può, me li sono portati dietro, con l’aiuto di un bastoncino, ecco , ne ho una decina…..un po’ d’acqua e poi vedremo …
– E che semi sono?
– Capperi, capparis spinosa……., te l’ho già detto! Sai quelli che crescono al Sud, nelle isole, i boccioli si possono mangiare…..
– Chi vivrà vedrà!!! Ma questa poi mi fa proprio ridere, non ci scommetterei una lira!!!!
Questo dialogo, così o un po’ differente nella forma, ma molto corrispondente al vero, nella sostanza, mi hanno raccontato, è avvenuto circa 30 anni fa tra il Prof Augusto Rinaldi Ceroni e il signor Giorgio Balducci, marito di Teresa Rinaldi Ceroni (Teresa del Cantone) davanti allo spoglio muro sotto la chiesa parrocchiale del nostro paese, in una giornata di fine estate….dialogo tra due appassionati di piante . Una scommessa, un tentativo, una piccola avventura che vedeva scettico il Prof.
Eppure “ tre” di quei semi si trovarono a loro agio, radicarono, si stesero tra quelle crepe e cercarono quel po’ di terra necessaria alla loro crescita, si nutrirono del sole che scaldava le pietre di fiume, germogliarono, crebbero ed oggi sono grandi cespugli con una quantità di piccoli figli che sempre dalle crepe del muro fanno capolino con le loro foglie carnose, lucide, verdissime.… Ora sono piante rigogliose , venti, trenta piante , escono misteriosamente dalle pietre, come una cascata di verde brillante , con una vitaliità e ricchezza magnifiche, alcune formano cuscini grandi, altre piccole aiuole nel giardino verticale.
Quel muro in estate è bellissimo!
Quando d’estate il giro della Breta è frequentatissimo capita, al ritorno, nella salita, quando il passo rallenta, di vedere sotto la chiesa parrocchiale alcune persone che in silenzio e con piccoli e accorti movimenti raccolgono qualcosa dalle piante cresciute nel muro…. quei boccioli, quelli potrebbero diventare i gustosi capperi . Quelli non raccolti fioriranno! I suoi fiori sono contemporaneamente delicati e spettacolari: una grande corolla con petali larghi bianchi e rosa, i pistilli viola…,una delicata nuvola che sosta sulle foglie .
“Fiore libero di rara bellezza”, cresce così bene selvatico, ma quasi impossibile è la coltivazione.
Sembra proprio strano che qua al Nord crescano queste piante .
Invece è proprio così , anche a Casola crescono i capperi, e non solo qui, per la scommessa tra Giorgio e il Prof, ma se ne trovano anche sul muro del Cardello e forse anche su qualcun altro . Questa piantina sbuca dai muri, dalle crepe dei muri, con le sue rotonde, lucide e carnose foglie, e con i suoi boccioli, che diventano poi i famosi capperi, se raccolti, messi sotto sale, poi sott’aceto, sono buoni in mille ricette che danno quel tocco di sole e di agre ai piatti più italiani dell’estate: pizze, salse, crostini, arrosti. Per quanto il muro della chiesa è spoglio in inverno, per quanto è ricco e interessante in estate.
Oggi che si parla tanto di muri, che dividono e separano e chiudono e bloccano e fermano, io sono qui a scrivere di un bel muro che sostiene un terrapieno , che ferma il terreno franoso, che raccoglie il calore del sole e che ci regala queste meravigliose piante.
Forse nei muri di cemento queste piante non riescono a nascere, ma nei nostri antichi muri di sasso, dove ci sono crepe e fessure la vita germoglia meravigliosamente.
Ci sono piccole cose che ci sorprendono ancora nel nostro piccolo paese se si ha la fortuna di incontrare chi ne conosce la storia.
Paola Giacometti