Aziende agricole di Casola Valsenio – AZIENDA NONNI

Questa volta incontriamo un’azienda che da tre generazioni si occupa di allevamento e di attività agricole.

E’ l’azienda Nonni che ha sede al Cozzo ma che coltiva terreni da Misileo fino alla zona industriale del paese e che svolge anche attività di conto terzi per alcune lavorazioni che riguardano le colture estensive.

Ho intervistato Gabriele ma la titolarità dell’azienda comprende il fratello Davide con il babbo Domenico e le donne di casa che sono Luciana e Maria, rispettivamente mamma e nonna di Gabriele, senza dimenticare Greta che si sta appassionando anche lei all’allevamento.

Gabriele voi fate un’agricoltura, è il caso di dire, a tutto campo cioè non avete un solo indirizzo colturale;

Il cuore della nostra azienda è l’allevamento bovino. Abbiamo una quarantina di capi tutti di razza romagnola. Produciamo vitelli che a sei mesi circa vengono venduti ad altri allevatori che ne curano l’ingrasso. Poi abbiamo due ettari e mezzo di vite e i seminativi dove facciamo cereali, girasole, favino, medica e cerali a rotazione.

Fino a poco tempo fa avevate anche il toro. Ricordiamo Carnera sostituito poi da Giotto, due bestioni che facevano bella mostra di sé alle fiere di Valsenio.

Sì il toro c’è sempre stato ma da quando mio fratello ha ottenuto l’abilitazione a condurre l’inseminazione artificiale avere il maschio in casa non è più così fondamentale. Però mi ero affezionato. I tori sono bestie grandi e grosse ma, almeno i nostri, erano molto mansueti. Certo che bisogna stare attenti a non dargli troppa confidenza. Quando nella stalla nasce un vitello maschio chiamiamo il centro di miglioramento genetico di Perugia. Loro vengono, prelevano un campione di sangue, misurano i caratteri e se trovano interesse glielo portiamo per i programmi di miglioramento della razza.

Portate le vacche al pascolo?

Sì da maggio a ottobre circa, a seconda dell’andamento stagionale, teniamo le vacche al pascolo. E’ importante per il loro benessere e perché in questo modo sfruttiamo i terreni marginali ma è un certo impegno. Ogni sera infatti bisogna fare un giro per controllare che tutto sia a posto. Non si sa mai.

Come fate per l’alimentazione delle bovine?

Siamo quasi autosufficienti. Produciamo orzo, favino, mais, medica e gli altri ingredienti che servono. Poi abbiamo acquistato un mulino che macina e mescola a seconda della razione alimentare. Questo dal punto di vista economico ma anche per la qualità del prodotto ci aiuta perché non ci costringe alla dipendenza del mercato mangimistico.

Uno dei pregi della vostra azienda, in termini di valorizzazione del paesaggio agrario, è che avete diffuso la coltivazione del girasole con i suoi meravigliosi campi gialli.

Abbiamo fatto un investimento importante su questa coltura. Serve una seminatrice di precisione e per la mietitrebbia serve anche una barra diversa da quella per il frumento. E’ una coltura che quest’anno ha dato abbastanza soddisfazione anche se abbiamo dovuto ritardare la trebbiatura a causa delle piogge intense di metà settembre.

Come ve la cavate con i selvatici?

Il problema più grosso è la difesa dai cinghiali. Ce ne sono troppi. I cacciatori ci danno una grossa mano a montare la recinzione attorno ai campi delle colture di cui vanno ghiotti, mais e girasole soprattutto anche se quest’anno abbiamo dovuto recintare perfino le viti e il frumento. Il problema però è che non basta montare la recinzione. Serve un monitoraggio dell’integrità dei fili elettrici e di tutto il circuito, operazioni che ricadono soltanto su di noi. Questa sorveglianza ci occupa tempo e d’altra parte basta che ci sia una falla o vada in corto il circuito che i cinghiali ne approfittano subito. Quest’anno abbiamo avuto danni perfino a ridosso della zona industriale di Casola.

Abbiamo visto la vostra azienda in prima linea nelle diverse alluvioni capitate nell’ultimo anno e mezzo. Quali sono stati i danni?

Abbiamo investito anche in qualche macchina per il movimento terra e ci siamo adoperati a sgombrare strade, cavedagne e campi quando ce n’è stato bisogno. La zona dove abbiamo avuto più denni ai terreni e alla viabilità è quella a ridosso di Monte Della Vecchia. A causa delle frane abbiamo perso una decina di ettari a nostro parere, non più recuperabili all’agricoltura. In nove ettari purtroppo c’era un impianto di medica appena entrato in produzione e in un altro ettaro dell’orzo che non siamo riusciti a trebbiare.

Cosa ne pensate dell’idea di convenzionare con il comune le aziende agricole che hanno la dotazione necessaria per il primo intervento nello sgombero di piccoli smottamenti e che purtroppo sono molto probabili in un territorio già così scalfito dalle frane?

Pensiamo che sia una buona idea. Ci sono diverse aziende agricole nel nostro comune che potrebbero assolvere ad alcuni compiti di manutenzione del territorio. Il governo delle acque piovane nei seminativi e nelle colture agricole in generale è un tema che ci vede responsabili e consapevoli. Purtroppo gli eventi seguiti alla grossa alluvione del maggio ’23 ( 1 novembre 23, estate e settembre ’24) ci fanno capire che non è facile fare agricoltura quando la pioggia cade così violenta.